Ai lupi irpini dell’Avellino non riesce il colpaccio di portare via il pareggio dal Barbera. Vero è che la vittoria del Palermo è arrivata grazie ad un rigoricchio che novantanove volte su cento non danno, ma i ragazzi di Braglia hanno passato novanta minuti a difendere (eccellentemente, per carità) ed a provocare, mentre il Palermo è stato bravo come San Francesco ad ammansirli per tutta la gara. Tra un’ammonizione, un rigore ed una protesta, la cosa più bella del match resterà la non azione delle 17.58: tutti fermi per ricordare il giudice Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta uccisi nella strage di Capaci. Perchè anche durante una partita di calcio occorre ricordare quanto la mafia sia una montagna di merda.
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PRIMO TEMPO
Più calci che calcio nel primo tempo. La partita è nervosa e l’Avellino inizia a giocare sui nervi dei rosanero. Per i ragazzi di Filippi ne fanno le spese De Rose, Saraniti e Marconi che chiudono la prima frazione con un cartellino giallo ciascuno sul groppone. Poca roba alla voce occasioni da rete. Per i lupi ci provano D’Angelo (di testa su corner al 2º), Carriero e Tito con due tentativi da fuori area. Per i rosanero solo un tiro a giro di De Rose quasi allo scadere ben parato da Forte. Nervosismo al fischio finale dell’arbitro: camomilla per tutti.
SECONDO TEMPO
La seconda frazione è ancora più tirata. L’Avellino staziona nella sua metà campo, il Palermo è imbrigliato ed appesantito dai gialli del primo tempo come durante gli aperitivi a buffet di un matrimonio. Da ricordare solo un’iniziativa di Valente ben controllata dal portiere campano. Tutto il match in cinque minuti: 85° lancio di Floriano, Broh si inserisce in area e l’arbitro fischia rigore per un contattino piccolo piccolo piccolo. Poco male, anzi benissimo: dagli undici metri va Floriano e non sbaglia. Passano appena cinque minuti e l’Avellino colpisce un legno con Ciancio sugli sviluppi di un calcio di punizione. Sulla palla danzante in area è reattivo Pelagotti a spazzarla via di pugno. Rissa al fischio finale: una sconfitta che proprio non va giù ai lupi che al ritorno dovranno disputare la gara della vita contro un’aquila che non ha proprio voglia di smettere di volare.
LE PAGELLE
Pelagotti 6,5. Crema solare e cocktail per tutto il match, ma quando c’è da intervenire è lucido e reattivo.
Marong 5. I lupi hanno “scagghiuna” ammolati e Buba paga cara l’inesperienza.
Dal 46º Accardi 6,5. Dove lo metti, suona! Entra da centrale e finisce sulla fascia. Non tira mai indietro la gamba ed è sempre puntuale come una metro viennese.
Lancini 6,5. In aiuto dei compagni mettendo pezze e toppe. Premiata Sartoria Lancini.
Marconi 6,5. Duro, cattivo e falloso. Il lupo Maniero gli sbatte così tanto addosso che alla fine perde sia il pelo sia il vizio.
Doda 5,5. L’Avellino pressa come un assatanato e l’esterno rosa non riesce mai a superare la metà campo.
Dal 72º Peretti 6. Tiene con ordine senza sbavature.
Broh 6,5. La sufficienza l’aveva guadagnata per lo spirito di sacrificio mostrato. Mezzo punto in più per il buonBroh per il rigore-vittoria conquistato con un inserimento alla Luperini.
De Rose 7. Leader in campo. I lupi lo accerchiano costantemente, ma Ciccio è un ottimo cacciatore che gioca novanta minuti più recupero sempre col sangue agli occhi.
Valente 6. Anche per lui Piero Braglia ha costruito una gabbia dalla quale pure Houdini avrebbe avuto problemi ad uscire. Nonostante tutto “inventa” un’occasione ad inizio secondo tempo. Oggi è davvero dura spuntarla.
Kanoute 5,5. Il meno “sanguigno” degli avanti rosa. Parte da esterno, finisce da falso nove. Falsissimo, praticamente.
Santana 5,5. Ha giocatori dell’Avellino pure dentro i parastinchi e sotto il cuoio capelluto. Resta impantanato come uno Ciao nelle sabbie mobili.
Dal 59º Silipo 5,5. Non trova lo spunto per far valere il mancino. Ma oggi c’era meno spazio libero in campo che a Mondello in spiaggia il 15 agosto.
Saraniti 6. Di palloni lì davanti non ne arrivano mai. In compenso fin quando resta in campo non si risparmia e fa a botte senza paura come in un incontro di WWE.
Dal 59º Floriano 7. Nulla da segnalare fino al minuto 85. All’improvviso il lancio per Broh che determina il calcio di rigore e la battuta perfetta del penalty. E col cavolo che sia facile segnare così. Ice Man Floriano.
Filippi 7. Se il Palermo è arrivato fin qui e può andare oltre è grazie alle sue scelte ed alle sue capacità. Ha reinventato la squadra, i giocatori lo seguono, tensione alta, massima concentrazione e nessuna voglia di prestare il fianco agli avversari. Secondo a chi?
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