L’Avellino batte il Palermo: capolinea, scendere! I rosanero abbandonano l’autobus dei playoff, ma lo fanno in maniera assolutamente dignitosa. In 180 minuti, infatti, alzi la mano chi ha visto questa netta supremazia da parte dei lupi campani. Ovvio che si tratti di una squadra più “strutturata”, ma se il Palermo avesse passato il turno nessuno avrebbe potuto scandalizzarsi. I rosanero ci hanno creduto, ma una squadra che tutto l’anno ha fatto la spola tra l’ottavo ed il decimo posto non poteva trasformarsi all’improvviso in una macchina da guerra imbattibile. La bella notizia è che anche l’anno prossimo ci toccherà Eleven: amunì che con una settantina euro ci facciamo la stagione…
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AZZANNÀTI DAI LUPI
La prima frazione parte con un Avellino ad alta pressione che scambiano l’area rosanero per una piscina pubblica alla ricerca costante di un calcio di rigore. Il primo squillo, però, è rosanero con Kanoute che al 9° in area ci prova con il sinistro. La risposta irpina è al 25°: prima Aloi su punizione costringe Pelagotti al decollo e poi Laezza sul seguente corner la mette fuori di testa. Gol Avellino al 33°: Maniero è una lama che affonda nel burro della ditta Lancini-Marconi, Accardi tarda a chiudere e per D’Angelo metterla dentro è un gioco da ragazzi. Da adesso è il Palermo che deve fare il match ma l’unica occasione è per Valente che calcia fuori dalla distanza al 42°. Si va al riposo.
D’ANGELO, TRA GROSSO E TARDELLI
Piccola nota a margine la merita la sobria esultanza con cui il palermitano D’Angelo ha celebrato la sua marcatura. Un mix tra Grosso ai Mondiali del 2006 e Tardelli a quelli del ‘82, giusto per accaparrarsi le simpatie dei concittadini da Tommaso Natale a Via Oreto e probabili pezzi sparsi di provincia.
KANOUTE, CHE TRAVERSA!
Quasi tutte del Palermo le azioni pericolose della ripresa. Ad appena 25 secondi dal fischio d’inizio, traversa colpita da Kanoute con un tiro da fuori. Ci prova poi due volte Valente: prima al 60° da dentro l’area (parato da Forte) e poi con una conclusione alta. L’Avellino potrebbe chiudere il match definitivamente al 75° ma Fella tira fuori da buona posizione. È sostanzlalmente l’ultima occasione della partita: passa l’Avellino, il Palermo dice addio ai playoff. Ci vediamo l’anno prossimo, sarà ancora in serie C.
LE PAGELLE
Pelagotti 6. Risponde presente nelle poche occasioni in cui l’Avellino fa cucù dalle sue parti.
Marong 6. Fa quello che può con quello che ha.
Dal 58° Saraniti 5,5. Prova la spizzata, prova ad inserirsi, ma la difesa dell’Avellino non è un muro, è un grattacielo.
Lancini 5,5. In occasione del gol Maniero sembra un TIR e lui una mountain bike. Peccato perchè tutto sommato demerita.
Dal 88° Doda s.v.
Marconi 5,5. Vedi Lancini. Ha mezzo gol sulla coscienza, per il resto la solita partita maschia sempre al limite del cartellino (che puntualmente arriva).
Accardi 5,5. In colpevole ritardo sul gol, ma – anche se decisivo – è un episodio. Una gara giocata con personalità e con la solita duttilità.
De Rose 6,5. Lì in mezzo c’è più traffico che in via Leopardi con la pista ciclabile, ma Ciccio tocca ugualmente 1.745.634 palloni.
Luperini 5. Con quel passo da domenica pomeriggio in Via Maqueda, non fornisce mai il giusto appoggio alla mediana rosanero.
Valente 6,5. Sempre circondato da 800 maglie verdi, trova il modo di andare tre volte a tu per tu col portiere.
Kanoute 6,5. Una traversa che grida vendetta e tanto movimento utile. Fin quando ha gamba è un pericolo per la retroguardia dell’Avellino.
Dal 81° Almici s.v.
Floriano 5. Niente miracoli stasera. Poco peso offensivo, pochi palloni giocati. Serata da dimenticare.
Santana 5,5. Come all’andata, gli irpini non gli consentono neanche di grattarsi il naso. Potrebbe essere stata la sua ultima partita: grazie comunque di tutto, Capitàno.
Dal 58 Silipo 6,5. Entra con buona personalità mettendosi al centro di ogni ripartenza rosanero. Da applausi un lancio al millimetro per Valente.
Filippi 6.5. Una volta preso il gol le prova tutte facendo ruotare gli uomini peggio che nella pallavolo, ma chiaramente l’affare era veramente complicato. Ha rigenerato giocatori, dato un’identità alla squadra e scalato qualche posizione. Chiedergli di più rispetto a quello che ha fatto sarebbe ingeneroso
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