Ora Mirri è un “uomo solo al comando”, ma fino a quando?

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In molti conosceranno la celebre frase di Mario Ferretti, radiocronista del Giro D’Italia, che nel 1949 definì Fausto Coppi “un uomo solo al comando”. Oggi questa descrizione potrebbe calzare a pennello anche per il presidente del Palermo Football Club, Dario Mirri. Non perché sia “in volata” verso chissà quale successo storico, bensì perché l’undici giugno è la data in cui diventa esecutivo il diritto di recesso di Tony Di Piazza dal sodalizio rosanero.

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Il presidente Mirri insieme all'ormai ex socio Di Piazza

C’eravamo tanto amati. Forse. La storia di questi due anni è oramai trita e ritrita: le richieste di maggior inclusione decisionale dell’imprenditore italo-americano, le risposte del presidente Mirri, Paparesta sì, Paparesta no. Insomma un balletto del quale la storia del Palermo calcio avrebbe fatto volentieri a meno. Sarebbe stato necessario un lavoro di pregevole sartoria comunicativo-relazionale: ricucire il rapporto fra i due imprenditori sarebbe stata una mano santa per le certezze del futuro del club.

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E adesso? Adesso il presidente Mirri è “un uomo solo al comando”. Almeno per il prossimo campionato, pianificato – importante sottolinearlo – grazie all’impegno economico dell’uscente Tony Di Piazza, il destino economico di base del Palermo è al sicuro. E poi? Ha la memoria molto corta chi pensa che questo problema possa essere prematuro da affrontare oggi.

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“Palermo non è Zurigo”, “penalizzati perchè troppo a sud”. Queste alcune delle frasi del presidente Mirri in conferenza stampa quando gli si chiedeva del perché nuovi investitori non si affacciassero in Viale del Fante. Da adesso, però, c’è da correre: non si può e non si deve perdere tempo. Il rischio è quello di restare col fiammifero acceso in mano.

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