Coppa Italia, Coppetta, Coppa del nonno… C’è un antico proverbio siciliano – e si sa, i proverbi non sbagliano mai – che dice che “la fissazione è peggio della malattia.” Quando dalle colonne di questo giornale lanciavamo appelli (del tutto inascoltati) affinché il Palermo F.C. partecipasse al bando per l’acquisizione dell’oramai famigerato lotto n.69, lo facevamo perché era la storia del Palermo che doveva tornare a casa, non un singolo trofeo.
LA COPPA ITALIA ’92-’93? UN “DIVERSIVO”
Invece ci si è fissati con questa benedetta coppa Italia del 1992-1993 ed è stato comodo utilizzarla come arma di distrazione di massa. Come se tutto il resto non contasse. Al punto che il presidente Mirri, prima di ricevere il dono dell’Avvocato Costa, ne snobbasse il valore dicendo – durante un incontro con gli “Amici rosanero” – “non è che parliamo della Coppa dei Campioni”.
Il punto è proprio questo. La storia del Palermo non è fatta di Coppe dei Campioni e forse non lo sarà mai, ma di piccole e sporadiche soddisfazioni che andavano riportate a casa. Tutte. La Coppa Italia era una di quella ed una società che ha l’ammirevole intento di creare il museo dei propri colori non avrebbe dovuto fare alcuna valutazione: avrebbe dovuto partecipare al bando e vincerlo. Stop.
PICCOLO MEMORANDUM SUL CONTENUTO DEL LOTTO
Solo per memoria, perché, forse colpevole anche il caldo che ci attanaglia quasi per l’intera annualità, tendiamo ad avere una memoria labile. In quel lotto vi erano i trofei celebrativi delle promozioni dalla B alla A di epoca zampariniana, c’era la coppa relativa all’ultima promozione dalla C1 alla B (quella di capitan Cappioli e del gol di Maggiolini, per intenderci) e tanto altro materiale “interessante” (al netto di foto e memorabilia già ricevuto in dono dai tifosi rosanero). È o non è tutta roba da detenere e custodire gelosamente?
AVVOCATO, HA UNA COPPA DA PRESTARE?
Riserviamo un ultimo pensiero a quella coppa che – nei panni del Palermo F.C. – avremmo fatto carte false nel tentativo di riportarla dove merita. Anzi, dove oggi – grazie proprio al patron Mirri – meriterebbe ancora di più di stare: all’interno del museo del Palermo. Parliamo del trofeo legato alla vittoria del campionato di serie C2 1987-1988, il campionato della rinascita rosanero dopo un anno post-radiazione che aveva lasciato la città senza calcio per un anno. Sarebbe stato oltremodo simbolico detenere questo trofeo per una società che ha di fatto resuscitato il calcio rosanero dopo che tutta una serie di sciacallaggi lo aveva portato al fallimento. E invece, niente da fare, il Palermo F.C. si è girato dall’altra parte. Continueremo a parlare della Coppa Italia di C del 1992-1993. Non ci resta che una speranza: Avvocato Costa, veda lei cosa si può fare.
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