Domenica al “Barbera” tornerà Zdenek Zeman, il Maestro. Tornerà, perché per il boemo Palermo è praticamente casa sua avendovi vissuto per tanti anni grazie allo zio Vycpalek. Dei rosanero è stato in passato anche allenatore della primavera. Una squadra dalla quale vennero fuori tanti calciatori che, in seguito, ebbero la fortuna di seguire “Sdengo” in altre avventure.
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Il calcio di Zeman lo si conosce da anni. Un 4-3-3 puro che, con le giuste alchimie, regala spettacolo e stuzzica il palato dei buongustai del football. A quanti lo accusino di non essere un vincente solo perché di trofei in bacheca ne abbia accumulato pochi, dovrebbero rispondere quei presidenti ai quali il boemo ha consentito di realizzare cospicue cessioni “costruendo” dal nulla i giocatori. Allenamenti massacranti, i famosi gradoni dello stadio come simbolo della loro intensità, ma – come tanti suoi ex calciatori raccontano – capace di far correre le sue squadre a al doppio degli avversari.
Anche l’Italia campione d’Europa ha beneficiato delle creature zemaniane. È stato sì un miracolo sportivo compiuto da Roberto Mancini, capace di forgiare un gruppo che ha saputo gettare il cuore oltre l’ostacolo, ma guai a dimenticare che gente come Verratti, Immobile ed Insigne sono “prodotti made in Zeman”.
Da Foggia a Foggia è passata un’eternità. Zemanlandia poteva contare su un trio offensivo pazzesco. Chi ha avuto il privilegio di vivere il calcio dei primi anni novanta non può non ricordare il terzetto d’attacco rossonero composto da Rambaudi, Baiano e Signori. Oggi è tutta un’altra musica, è tutta un’altra categoria ma mister Zeman non ha perso occasione per timbrare la squadra con quel modulo che è un suo marchio di fabbrica.
Qualche giorno fa, in uno slancio di eccessivo entusiasmo e positività, ebbri della spettacolarità dei primi venti minuti disputati dal Palermo contro il Campobasso, avevamo scritto di un’auspicata nascita di una “Filippilandia” a proposito dei rosanero. Lo scialbo zero a zero di Castellammare ottenuto contro la Juve Stabia, ci ha riportato sulla terra. Si può giocare con tre, quattro o undici punte contemporaneamente, ma il calcio di Zeman è un’altra cosa, imitabile ma non replicabile. Bentornato a casa, Maestro.
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