Palermo, Filippi ha finalmente trovato il bandolo della matassa?

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La prestazione più convincente, contro l’avversario più difficile. Almeno, sulla carta e per il nome dell’allenatore, ovvero quello Zdenek Zeman che è sempre difficile da affrontare per chi se lo trova contro. Eppure, il Palermo di Filippi ha giocato proprio contro i rossoneri la sua partita migliore, dando continuità a quanto fatto vedere contro il Campobasso, per i primi 35 minuti almeno, e in casa della Juve Stabia. Sintomo di un percorso di crescita che ha fatto un altro passo in avanti? Se è così, la squadra ha il dovere di continuare su questa strada perché, come scriviamo altrove, il Bari capolista, che ha già sette punti di vantaggio sui rosanero e sulle altre terze in classifica, sta tenendo un ritmo persino superiore a quello della Ternana, l’anno scorso, dopo otto giornate di campionato.

Se, in sostanza, Filippi ha trovato il bandolo della matassa, la quadratura del cerchio, un assetto che funziona nonostante il variare degli interpreti causato da infortuni e squalifiche, dovrà dimostrarlo già dalla prossima, difficile trasferta in casa della Turris. Un vero e proprio scontro diretto. Questo dice oggi la classifica, coi corallini affiancati ai rosanero a quota tredici punti, frutto di un andamento che, comunque, è stato migliore fuori casa che nel Liguori di Torre del Greco.

TURRIS AVVERSARIO OSTICO

In casa i biancorossi hanno perso due partite su tre, con Monopoli e Az Picerno, battendo poi il Latina, ma in trasferta sono stati capaci, dopo il pari in casa del Taranto, di vincere a Foggia, Vibo Valentia e Catania, per poi perdere a Bari, dopo una gara molto combattuta. Insomma, una trasferta, per il Palermo, che nasconde insidie, ma anche opportunità. Se, ovviamente, il Palermo sarà quello visto ieri contro il Foggia.

La squadra di Zeman ha avuto parecchi demeriti, ha regalato i primi due gol con errori clamorosi dei suoi centrocampisti. Ma altrettanto evidenti sono stati i meriti dei rosanero, a partire da quelli del suo allenatore. Il Filippi “integralista” delle prime, deludenti, giornate, ha lasciato il posto a un Filippi più elastico, nella scelta degli uomini, ma anche nel modo di metterli in campo. Nelle prime giornate, l’allenatore aveva insistito sugli stessi giocatori, anche su quelli palesemente meno in forma, Almici e Luperini giusto per fare due nomi, mentre altri scalpitavano in panchina, largamente invocati dai tifosi e dalla stampa, come Silipo e Odjer, sempre per fare due nomi.

Stati di forma diversi, non qualità intrinseca dei calciatori, perché chi può mettere in dubbio lo spessore dei due pezzi pregiati del mercato dello scorso campionato? Ma, per le loro caratteristiche, Silipo e, soprattutto, Odjer si sono rivelati più utili in questa fase della stagione; il ghanese per l’equilibrio che garantisce al centrocampo, il giovane idolo dei tifosi per l’imprevedibilità che può offrire, seppur senza essere continuo, sulla trequarti.

GIUSTE INTUIZIONI DI FILIPPI

La vittoria contro il Foggia porta la firma di Filippi ed è giusto ammetterlo. Costretto a fare i conti con le tante assenze, ha scelto di non combattere la battaglia con le stesse armi della squadra di Zeman, che del giro palla, della velocità e dell’attacco delle fasce fa i suoi punti di forza; ha inserito due mediani da battaglia, come De Rose e, appunto, Odjer, bravi a contrastare, a mordere le gambe dei centrocampisti avversari, ma pure a verticalizzare per le punte (nonostante qualche errore di troppo dell’ex Reggina), ha evitato di inserire un trequartista, schierando Luperini in quel ruolo come aveva già fatto in passato, o lo stesso Dall’Oglio dall’inizio, puntando sulla velocità di Floriano e Brunori, per sfruttare gli spazi che, per conformazione naturale, le squadre di Zeman concedono dietro; gli errori dei rossoneri, come detto, hanno agevolato questo disegno. E il vantaggio immediato ha aiutato ancora di più.

Ma, rispetto alle partite precedenti, il Palermo ha saputo mantenersi “corto” e concentrato per tutti i 90 minuti, rischiando molto poco in difesa e mantenendo imbattuta la propria porta, per la seconda partita consecutiva. Così, i difensori non prendono gol, gli attaccanti li fanno e i centrocampisti lottano e costruiscono. Tutto molto bene, ma servono conferme, per dimostrare che la vittoria di ieri non è stata frutto del caso, che la candidatura dei rosanero alla promozione non è campata in aria e che, dopo tanto nero, si può cominciare a vedere un futuro roseo. Dentro e fuori dal campo.


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