“Si-può-fare!” diceva Gene Wilder nel celeberrimo “Frankenstein Junior”. Alla stessa maniera, la vittoria del Palermo sul Monopoli ha dimostrato alla compagine di Filippi che battere le squadre di vertice non è impresa impossibile. Gli schizzinosi divanisti da “Peroni gelata e rutto libero” di fantozziana memoria ed in fissa con l’estetica applicata al giuoco del calcio si mettano il cuore in pace: questi tre punti per, chi ha capito come funziona questa categoria, sono più profumati di un litro di Narciso Rodriguez. Adesso testa al derby: guai ad abbassare la guardia. Picerno docet.
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IL PRIMO TEMPO
Raccontare i primi quarantacinque minuti di (non) gioco tra Palermo e Monopoli è semplicissimo: basta guardarne 120 secondi a cavallo tra il 24° ed il 26° minuto. A sbloccarla è il Palermo. Dopo un pingpong, un batti e ribatti ed un “vado io, no vai tu” sulla trequarti, Dall’Oglio di testa mette il pallone nell’area pugliese. La retroguardia biancoverde cicca clamorosamente e dal nulla spunta Valente che insacca. Per i tifosi rosa neanche il tempo di rimettersi nel proprio seggiolino che Guiebre fa a fettine sottili sottili la catena di destra rosanero e mette il pallone in mezzo. Accardi non ci arriva, Perrotta stende un tappeto rosso cosparso di petali di rosa al pugliese Grandolfo che ringrazia e sigla l’uno a uno. Resta solo da annotare un buon tiro di Odjer deviato in angolo da Loria e poi il nulla assoluto.
IL SECONDO TEMPO
La ripresa inizia col Monopoli che pressa sull’acceleratore come una F1 sul rettilineo ed un Palermo che arranca come un Fiat Multipla in rosso fisso e senza acqua nel radiatore. Pelagotti anestetizza le conclusioni Grandolfo e Starita (su tiro di Mercadante,) mentre il Palermo – in zona offensiva – è minaccioso come un monaco tibetano ottantaseienne. Filippi non ci sta e decide di effettuare cinque sostituzioni e cambiare 364 moduli in mezz’ora. L’ultimo quarto d’ora è un assalto alla baionetta dei rosanero. Proprio quando stanno per partire i titoli di coda del match, Silipo si intesta un pallone vagante e verticalizza un cioccolatino per Brunori. Il nove rosa lo scarta, ne assapora la scioglievolezza e scatafulla in diagonale: è il gol vittoria di un Palermo che torna secondo solitario e (almeno per una notte) a -4 dal Bari regalando tanti sogni d’oro ai suoi tifosi. “Si-può-fare!”.
LE PAGELLE
Pelagotti 6. Salva la porta ad inizio ripresa, ma sul gol pugliese, però, è reattivo come un comodino.
Buttaro 6,5. La sua presenza non sorprende più nessuno. Titolare strafississimo, ormai.
Accardi 5,5. Scarsa forma ed in un ruolo non suo. Le attenuanti per una prova più nera che rosa ci sono tutte.
Perrotta 5. Sul gol del Monopoli Grandolfo se lo beve come come un grappino a fine pasto.
Dal 60° Crivello 6. Nulla da tramandare ai nipotini.
Almici 5. Ennesimo passo indietro stagionale. Guiebre spesso lo fa a fettine sottilissime.
Dal 55° Doda 6. Prova più volte il blitz sulla destra. Risultati modesti, ma tanto impegno.
Odjer 5,5. Poca qualità, poca quantità, troppi minuti in campo.
Dal 60° Silipo 7. Dopo aver sbagliato una quantità oscena di palloni, pennella l’assist per il gol vittoria. È il più penalizzato dal cambio modulo di Filippi.
De Rose 5,5. Tanta volontà ma anche tanta imprecisione. Non riesce a dare velocità alla manovra rosanero.
Dall’Oglio 6. L’assist per il vantaggio iniziale è una genialata. Ha mezzi tecnici di prim’ordine, gli manca la convinzione di poter essere un leader di questa squadra.
Dal 71° Luperini 6. Mette la presenza nel momento di maggior pressione rosanero.
Valente 6,5. Ancora un gol per il Comandante Kurtz! Pimpante ma non pimpantissimo sulla sua corsia, sparisce quando Filippi lo reinventa mezzala.
Fella 5. Tocca più palloni nel riscaldamento che in partita. Per stavolta nessun dito a zittire chi osa criticarlo.
Dal 46° Soleri 6,5. “Entraesegna” ha l’argento vivo addosso. Non timbra il cartellino anche quest’oggi per una manciata di centimetri e per tutto il secondo tempo pressa la difesa pugliese ringhiando come un pitbull a digiuno da tre giorni.
Brunori 7. Assente, svogliato e mal servito per più di ottanta minuti, sigla il gol vittoria con l’unica palla veramente giocabile che gli arriva in tutto il match. Chirurgico.
Filippi 6. La squadra ha un’identità, gli va riconosciuto, e la panchina è sempre una miniera d’oro di soluzioni tecnico/tattiche da sfruttare a gara in corso. Un centrale di difesa ed un vero playmaker, però, gli servirebbero come il pane e, se fossimo in lui, vista la situazione di classifica ci incateneremmo allo stadio pur di ottenerli a gennaio.
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