Cristo si è fermato ad Eboli, il Palermo riparte da Avellino. I rosanero tornano, infatti, a vincere in trasferta dopo quattro mesi e lo fanno contro una diretta avversaria. Non fosse per il caro benzina, l’evento sarebbe da carosello di macchine in Via Libertà per tutta la notte, con tanto di pullman scoperto per festeggiare. Invece non c’è tempo: fra tre giorni arriva l’Andria ed in poco più di due settimane si dovranno affrontare Potenza, Paganese, Taranto e Picerno. Il Palermo che vuole alzare la voce in classifica deve fare quindici punti su quindici, anzi sedici. Sennò stiamo a raccontarci sempre le stesse barzellette.
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Il Palermo parte col piede sull’acceleratore, il pressing è intenso e l’Avellino non riesce a superare la propria metà campo. Una di quelle partite dove manca solo il gol, praticamente. Detto, fatto: il gol arriva. Peccato sia dei biancoverdi al 14° con un diagonale di Matera lasciato solo soletto.L’impressione è che sia il solito copione del Palermo versione trasferta, ma mentre l’eco delle imprecazioni si spande da Tommaso Natale a Via Oreto – e con lingue anche sconosciute ai più – è Brunori a togliere le castagne dal fuoco: gol al volo su corner di Dall’Oglio. Due minuti dopo è sempre MLB ad avere l’occasione del vantaggio per i rosanero, ma non riesce a freddare Forte. Anche la partita dei rimpianti finisce uno a uno: al 29° è il palermitano biancoverde Plescia a sbagliare di testa un gol facile facile. Poche occasioni da rete, ma partita gradevole. Si va al riposo.
Il Palermo riparte a mille come ad inizio match e dopo quattro minuti sigla il gol della vittoria. Dall’Oglio recupera un ottimo pallone e lancia immediatamente Brunori in contropiede. Il nove rosanero fa reparto da solo e serve Valente. L’ex Carrarese stoppa e di sinistro fredda Forte: Palermo in vantaggio. I padroni di casa di mettono grinta ma non sfondano. L’unica vera occasione è una punizione di Aloi, ma un attento Massolo devia in angolo con una grande parata. Avellino in 10 dal 67° per ’espulsione di Tito per proteste e Palermo che contiene fino alla fine. Fischio finale, è vittoria rosanero, è successo esterno per i ragazzi di Baldini.
LE PAGELLE
Massolo 6,5. Vola come Superman sui grattacieli di Metropolis su una punizione, legittimando la maglia da titolare. Incolpevole sul gol.
Buttaro 6. Poco propositivo, ma annulla Micovschi e va bene così.
Lancini 5,5. Patisce quando l’Avellino s’affaccia dalle sue parti e sul gol irpino è in ritardo come il 101 in orario di punta.
Marconi 6. Segue Plescia pure alla toilette. Quando prende un giallo, però, Baldini lo cambia dopo un nanosecondo.
Dal 80° Somma s.v.
Giron 5,5. Va spesso in affanno su Kanoute e non offre contributi offensivi.
Dal 58° Crivello 6. Fa il suo senza infamia e senza lode.
De Rose 6,5. Padrone della linea mediana. Un lancio di prima intenzione per Brunori è da applausi a scena aperta.
Dall’Oglio 6,5. Conferisce al centrocampo rosanero muscoli, qualità e corsa. Esce quando la spia della benzina segna “riserva”.
Dal 65° Damiani 6. Compitino.
Valente 6,5. Corre per novanta minuti più recupero, ma si accende ad intermittenza. Segna il gol della vittoria, un gol che può cambiare questo finale di stagione.
Dal 80° Floriano s.v.
Luperini 6,5. Asfissiante come il gas nervino dal primo al novantesimo, accumula più chilometri sulla gambe lui in novanta minuti che la macchina di un agente di commercio in un mese.
Soleri 6. Azioni importanti o occasioni da rete, nisba. Ma alza la pressione rosanero più di quattro pacchi di sale.
Brunori 8. Come le partite consecutive in cui va a rete. Sigla un gran gol al volo, ma la cosa migliore la fa in occasione del raddoppio rosanero quando corre palla al piede, salta l’uomo, sterza, controsterza, fuma tre sigarette, legge la Gazzetta dello Sport, l’Enciclopedia Treccani e serve Valente. L’errore vis-a-vis con il portiere biancoverde del primo tempo può essergli ampiamente perdonato.
Baldini 7. Schiera una squadra iper offensiva, feroce come una tigre e va all-in per vincerla. È il capitano coraggioso di una nave finalmente tornata corsara.
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