Dybala, il retroscena dietro il soprannome ”La Joya”

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Nel mondo dello sport capita spesso di dare soprannomi agli atleti. Questo accade soprattutto nel mondo del calcio, dove per qualità fisiche, tecniche, caratteriali, egli avrà un soprannome ben preciso. I soprannomi la maggior parte delle volte nascono così, un po’ per caso, o dal coro della tifoseria, o dalla telecronaca di un giornalista.

Paulo

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Per Dybala è stato diverso. A dargli il soprannome di Joya fu il giornalista sportivo de “La Mañana de Cordóba”, Marcos J. Villalobo. «Per me – ricorda Villalobo in un’intervista a ”Il Corriere dello Sport” – era un gioiello per come giocava, mi venne in mente quella parola. E mi dissi: «sì, lo chiamerò in quel modo, perché lo rappresenta».

IL PRIMO GOL FRA I PROFESSIONISTI

Il 20 agosto del 2011, Dybala fu felice. Segnò il suo primo gol tra i professionisti, contro l’Aldovisi, di testa, sbucando da dietro i difensori, in mezzo all’area.

Il mercoledì successivo il giornalista decise di scrivere un articolo su di lui, così decise di contattarlo su Facebook. Gli dissi che lo avrei chiamato “La joya”. Il titolo sarebbe stato “La joya que tienta”, il gioiello che ti tenta, perché tutti lo volevano: La sua risposta fu: uh, che bel titolo, sìsìsì». Ai tifosi il soprannome piacque, divenne virale sui social. Cominciarono a usarlo tutti. Joya suonava come un destino. 

Le partite successive confermarono che si trattava di un diamante. Da lì a poco arrivò l’Italia. Nel 2012 il passaggio al Palermo, nel 2015 l’approdo alla Juve.

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