Palermo, otto anni fa l’ultima promozione in serie A. Analogie e segni di un destino comune

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Otto anni, non sono tantissimi eppure sembra trascorsa una vita da quando il Palermo, guidato allora in panchina da Beppe Iachini, vinse il campionato di serie B battendo ogni record precedentemente stabilito. Ottantasei punti (record storico assoluto) e il distacco, anche questo da record, di 14 punti sull’Empoli seconda classificata. Fra gli altri risultati ci sono anche il maggior numero di vittorie (25), il maggior numero di vittorie in casa (12), il maggior numero di vittorie in trasferta (13), il minor numero di sconfitte (6), il secondo miglior attacco (62 gol fatti contro i 65 del Modena), la miglior difesa (28 gol subiti) e la miglior differenza reti (+34).

Una stagione memorabile quella 2013/2014 per i tifosi rosanero, che ovviamente non potevano ancora immaginare quello che purtroppo sarebbe accaduto solo pochi anni dopo. Era un Palermo stellare per la categoria; basta solo dire che in attacco figuravano nomi come quelli di Dybala, Vazquez, Belotti, Hernandez, Lafferty. E poi in organico ancora gente del calibro di Sorrentino, Munoz, Barreto, Maresca. Vero che molti di questi erano ancora agli albori della loro carriera, ma il talento cristallino di quella squadra era, ed è ancora oggi, sicuramente incontestabile.

IL PALERMO DI ALLORA E QUELLO ATTUALE

Difficile fare un paragone tra quel gruppo e quello attuale. Quel Palermo era appena retrocesso dalla serie A, categoria nella quale aveva giocato per ben 9 stagioni di fila. Occupando spesso posizioni di prestigio, giocando in giro per l’Europa, centrando una finale di Coppa Italia e sfiorando addirittura una qualificazione in Champions League. Il Palermo di oggi torna invece in serie B dopo 2 stagioni passate nell’inferno della C ed un’altra nell’anonimato della serie D. Dopo un fallimento che ha segnato la fine di un’era, la morte calcistica e la non troppo lenta, per fortuna, rinascita dalle ceneri. Una rinascita che solo oggi, dopo quasi 4 anni, sta finalmente assumendo dei contorni interessanti restituendo ai tifosi, con l’ingresso in società del City Group, quei sogni di gloria che sembravano ormai perduti.

La stagione 22/23 è solo all’inizio, e non possiamo prevedere quale piega prenderà l’attuale campionato. Eppure alcune analogie con l’ultimo Palermo che centrò il ritorno in serie A saltano subito all’occhio, stuzzicando la fantasia dei più ottimisti. La prima riguarda proprio la partenza di quella squadra, che pur stravincendo il campionato ebbe un avvio complicato. Sette punti nelle prime sei giornate: frutto di 2 vittorie, un pareggio e 3 sconfitte. Bomber di quelle prime partite Abel Hernandez con 4 reti (chiuderà poi la stagione in testa alla classifica marcatori del Palermo a quota 14). Attualmente, invece, il gradino più alto del podio come miglior marcatore appartiene a Matteo Brunori, sotto di una rete rispetto all’uruguagio.

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Abel Hernandez, bomber del Palermo nella stagione 2013/2014

IACHINI-CORINI: DESTINI INCROCIATI E UN SOGNO CHIAMATO “SERIE A”

Stesso identico percorso dunque tra la squadra di allora e quella di oggi, almeno sotto l’aspetto dei punti conquistati. In quell’occasione però i risultati deludenti costarono l’esonero a Gennaro Gattuso, che aveva iniziato la stagione sulla panchina dei rosa. Oggi quella panchina, sulla quale siede Eugenio Corini sembra ben più salda, per fortuna. Al posto di Gattuso fu chiamato Beppe Iachini, che debuttò la domenica successiva, alla settima giornata, battendo con un netto 3-0 la Juve Stabia al Barbera (chissà che non si possa ripetere lo stesso punteggio sabato col Sudtirol).

Percorso simile anche in Coppa Italia, competizione nella quale il Palermo di allora, come quello di adesso, fu eliminato alla seconda partita. In quell’occasione fu il Verona, con la rete dell’ex Luca Toni a estromettere i rosa dalla competizione. Quest’anno invece è toccato al Torino frenare la corsa del Palermo, con un più rotondo 3-0.

Un’ultima curiosa analogia viene infine dai due tecnici. Iachini, come Corini, prima di essere allenatore è stato giocatore del Palermo (dal ’94 al ’96) e in campo ricopriva, guarda caso, lo stesso identico ruolo del “Genio”, quello di centrale di centrocampo. Nella loro carriera di allenatori i due sono accumunati, oltre che dall’esperienza nel capoluogo siciliano, anche da quelle vissute sulle panchine di Chievo e Brescia. Solo coincidenze di poco conto forse; o magari segni di un destino comune che si spera possa culminare nella realizzazione di quel sogno cullato da un’intera città. Un sogno chiamato “Serie A”.

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