Tutta Palermo, da quel che si vede sui social, chiede l’esonero di Eugenio Corini. E non è che in città stia dilagando una epidemia di “zamparinite”, una sindrome da esonero compulsivo con incubazione lentissima. No, è che il Palermo visto a Terni non lascia tranquilla la tifoseria rosanero per il prosieguo di un campionato difficile, dove perdere punti e terreno in classifica può risultare poi arduo da recuperare. E in questa Serie A-2, non sono il nome, il blasone o i megamilioni della proprietà a dettare il futuro o a parare il destino.
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Di questo dovrebbe essere conscia la società rosanero, prima di tutto. Anche i “geni” possono fallire, anche gli idoli possono cadere nella polvere. L’importante è che non trascinino tutto con sé. Ora, siamo certi che Eugenio Corini non cadrà mai nella polvere dell’astio dei tifosi del Palermo e che resterà sempre nei cuori dei palermitani, così come il suo nome fa parte indelebile delle pagine più gloriose della storia di questo club. Ma nel presente asfittico della squadra tornata in B tra l’entusiasmo di una città re-innamorata di quei colori sbiaditi per una gestione fallimentare che l’aveva fatta sparire e costretta a ripartire dai dilettanti, il Genio ha grandi responsabilità. Così pure lui è finito nel tritacarne del rischio esonero.
Lo chiedono la stragrande maggioranza dei tifosi, come avvenne già per Boscaglia e Filippi e persino per Pergolizzi che, pure, stava conquistando una promozione poi arrivata a tavolino per la sospensione del campionato di Serie D, causa COVID. Nessuno dei tre predecessori di Corini aveva acceso il cuore del Barbera, ma nessuno aveva fatto male come l’ex numero 5 rosanero. Nemmeno Boscaglia. Cinque sconfitte in otto partite, gol presi a grappoli e segnati con il contagocce. E ci potrebbe ancora stare, nel nome di un rodaggio del motore della squadra ancora nuovo, imballato, che non riesce a sfogare in velocità tutta la potenza dei suoi cavalli per un mero e temporaneo problema di lubrificazione. Perché questo è quello che pensa la società. Basta che il muretto metta a punto le fasi e la monoposto rosanero comincerà a correre.
Può essere, ma non sembra così. Non c’è sentore, lasciando le metafore e tornando al calcio, di idea tattica funzionale a questi giocatori. Corini insiste su uno schieramento di partenza e su giocatori che non danno indicazioni di un cambiamento di marcia in tempi brevi, accettabili.
Il Palermo è diciassettesimo, in zona playoff. La società non punta alla promozione, si è detto. Ma neppure una salvezza risicata è accettabile. Non per l’ambizione di una tifoseria nostalgica di un passato recente luminoso come un lampo, che acceca nella sua brevità. Ma perché quell’amore vuole essere ricambiato coi fatti, con una squadra che lotta. E che punta in alto. Alla fine, dopo le ristrettezze una proprietà “povera”, ma dignitosissima e, numeri alla mano, vincente, è difficile capire perché con una proprietà così forte non si facciano scelte adeguate alle potenzialità. A partire dalla panchina. Resta da capire se a Manchester guardano i post dei tifosi del Palermo.
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