Maria Macellaro, inferno e ritorno: “Salvi grazie a tre angeli rom”- l’intervista

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Ha toccato la disperazione con mano. Lo strano scoppio nel motore, il fumo che invade l’abitacolo, l’auto che in pochi metri diventa trappola. Poi le grida, la paura, il panico. Panico per la bimba che era rimasta dentro. Per il caldo infernale, per il grigio che oscurava ogni cosa. E poi, all’improvviso, quei tre “angeli”. Tre giovani rom che sfidando l’inferno sono corsi ad aiutare, evitando che l’auto esplodesse. E permettendo così a Maria, al marito e alla figlia, di tornare a sorridere.

Nottata infernale, quella di ieri, per Maria Luisa Macellaro, direttrice d’orchestra d’origine palermitana ma da anni sotto la lente d’ingrandimento a livello internazionale. “Partita” dal Conservatorio Bellini di Palermo, oggi vive a Bordeaux, e dalla critica è stata definita “una delle più interessanti promesse della nuova generazione”. Ed è dalla Francia che ripartiamo per il racconto – al nostro giornale online – di un autentico “miracolo d’amore”. Un gesto compiuto da tre rom che poi, forse per paura, sono fuggiti via accennando solo un lieve sorriso.

Maria Luisa Macellaro al lavoro

Maria Luisa Macellaro, si trovava in aeroporto?

“Sì, rientravo dall’aereoporto di Roma, dove ho presentato insieme a Corrado Augias un libro coscritto con altri 58 autori (enciclopedia sugli italiani seppelliti a Pere la chaise a Parigi, il giorno prima ho girato un documentario con Rai Uno) all’Ambasciata francese, in presenza di ministri giornalisti e ambasciatori italiani e francesi. Abbiamo acceso la macchina, poi abbiamo sentito uno strano scoppio nel motore, ma pensavamo che fosse stato causato da un oggetto in strada…”

Quando la situazione è peggiorata?

“Ad un certo punto l’auto non rispondeva più, ed il fumo aveva già invaso l’abitacolo… Giunti a una stazione di servizio siamo riusciti a frenare ma non a spegnere la macchina, mia figlia era semisvenuta dietro, abbiamo sganciato le cinture, io sono uscita per prima, ma il fumo ormai aveva invaso tutta la stazione. Ci trovavamo vicini alle pompe di benzina. È stato il panico. Gente che fuggiva, non si vedeva nulla, un fumo bianco grigio molto fitto invadeva tutto il perimetro.

Come stavano sua figlia e suo marito?

“Mia figlia non riuscivo più a vederla… Sono riuscita ad aprire lo sportello e l’ho tirata fuori, correndo non so dove, l’ho “buttata” per terra e sono tornata indietro per capire perché mio marito non reagiva. Era rimasto dentro, stordito dal fumo e non rispondeva. A quel punto, sentite le mie urla, tre ragazzi rom sono arrivati come degli angeli. Hanno aperto lo sportello della macchina. In due hanno uscito fuori mio marito, sotto choc, mentre l’altro ha ingranato la terza marcia, che ha salvato tutti dall’esplosione imminente, in quanto solo così è riuscito a spegnere il motore. Non si spegneva nemmeno dopo aver tolto la chiave”.

E poi, sono giunti i soccorsi…

“Sì, i tre ragazzi che ci hanno salvato si sono accorti che i pompieri, allertati dalla videosorveglianza, stavano per arrivare. Ci hanno sorriso e sono scappati cosi velocemente che non sono nemmeno riuscita a dir loro “grazie”. Ci hanno salvato, hanno salvato anche le altre persone che erano vicine alla nostra macchina… Non so perché sono scappati cosi… Fuga velocissima, con un’auto molto vecchia… Sono stati adorabili.

Cosa ha provato quando ha capito che non avrebbe potuto nemmeno ringraziare i vostri tre “angeli”?

“Un grande senso di vuoto. Credo che, magari, anche loro avrebbero avuto bisogno di noi… Riconoscenza, voglia di dire “grazie” come si deve. Ma sono apparsi e scomparsi cosi, nessuno ha capito nulla. Nel panico generale non li abbiamo trovati più”.

A tal proposito lei ha un messaggio da lanciare, dopo questa terribile esperienza

“Che bisogna sempre ricordarsi che le persone che ci sono accanto non sono “straniere” ma esseri umani pieni di coraggio e amore, e dobbiamo considerarli come fratelli. Ho voluto raccontarle questa storia per fare capire alle persone che spesso l’“altro” è giudicato troppo in fretta, e soprattutto i rom, immediatamente etichettati come persone da stigmatizzare. Sto qui a raccontarvi questa storia, e sono viva grazie al loro intervento…”

Cosa ha detto questa mattina a sua figlia, al risveglio?

“Ho aperto la finestra e respirato aria fresca, è una bella giornata di sole, mia figlia sta bene, mio marito meno ma si rimetterà presto. Le ho detto quello che le dico sempre: ama gli altri come ami te stessa, perché grazie agli altri oggi sei qui e sei viva. Cerchiamo di non sprecare la vita, che è breve. Ieri non ho pensato che saremmo sopravvissuti, non so cosa darei per incontrare ancora questi tre “angeli rom”, per capire perché sono scappati così, da cosa scappavano, o di cosa avevano paura. Il loro atto eroico ci ha permesso di vivere e raccontare oggi questa storia a lieto fine”.

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