Luciano Di Marco, Masterchef:”Al Palermo dedico spatola e tenerumi”

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Che ha fatto domenica il Palermo? Così esordisce nell’intervista che ha rilasciato ha Rosanerolive, il Geo-chef più famoso d’Italia, concorrente di Masterchef 2020: Luciano Di Marco. Una risposta che lascia intendere un po’ di odierno disinteresse verso l’argomento. Sì, Zamparini e la sua gestione mi hanno fatto allontanare non solo dal Palermo ma dal mondo del calcio in generale. Per me andare allo stadio, da abbonato storico in gradinata, era un rito domenicale. E mi manca. Era il pranzo con la mamma, lo stadio con mio fratello e godere non solo della partita ma anche del tifo sugli spalti che era lo spettacolo nello spettacolo. 

Luciano Di Marco

UN PERCORSO DA SOGNO

Il mio percorso a Masterchef parte dal fallimento di cinque anni prima dove, da sprovveduto, arrivai lì e mi massacrarono. Da allora anni di studio come fosse un percorso universitario: libri e libri per imparare le più svariate tecniche di cucina, gli incontri con grandi chef. Dentro Masterchef, per me, era come stare in un parco giochi: già aver ottenuto il grembiule era la realizzazione di un sogno. Mi sono divertito tanto, e si vedeva. Ho anche imparato tanto ed allacciato delle meravigliose relazioni umane con quasi tutti i concorrenti. Per non parlare delle esperienze irripetibili come l’incontro con lo chef Don Alfonso Iaccarino...

ULTIME PRESTAZIONI APPANNATE

Luciano, ti abbiamo visto un po’ nervoso nelle ultime puntate. Sì, diciamo che ho perso un po’ di adrenalina. Ho pagato la stanchezza e la mancanza della famiglia per tre mesi: mi si è spento un fusibile. Per usare un’espressione calcistica, l’ultima sera non sono entrato in campo. Le boffe di Cannavacciuolo mi hanno aiutato a riprendermi ma era come se fossi già sotto 2 a 0: partita difficile da riprendere. Poi mi scontravo con il mio amico Nicolò, il mio compagno di banco. Insomma, forse era arrivato il momento giusto per uscire.

C’È VITA OLTRE LA TV

Dentro la cucina di Mastechef tante amicizie. Sì, Masterchef non è solo quello che si vede. C’è tanto oltre le telecamere ed i rapporti instaurati con quasi tutti i concorrenti stanno andando oltre la trasmissione. In tanti sono venuti qui a Palermo a trovarmi. E poi c’è Nicolò con il quale si è creato un rapporto spettacolare grazie ad un invisibile divario anagrafico. Tra l’altro con lui c’è complementarietà in cucina: lui è bravo con le carni ed io con il pesce! 

ADDAKUOSA, IL TORMENTONE

Luciano, se a Masterchef sei diventato uno dei personaggi più apprezzati, lo devi anche al tormentone Addakuosa. (Ride) Addacuosa è un augurio coniato nel 2013 con un gruppo di stranieri. C’era da brindare ed io dissi di farlo addakuosa. Tutti rimasero scioccati quando tradussi in italiano pensando ad un riferimento come dire… intimo. Per questo ho subito spiegato che addakuosa è una cosa bella accaduta ad ognuno di noi e che vale la pena di ricordare: il matrimonio, i figli, una moto, una macchina… qualsiasi cosa ci abbia dato felicità. Questo è. I miei addakuosa, per esempio, sono mia moglie, le mie figlie ed oggi anche Masterchef: un’esperienza che mi è entrata nel cuore e che ha scatenato in me delle emozioni irripetibile. E chissà, magari un giorno riusciremo ad inaugurare il ristorante Addakuosa!

IL PALERMO A TAVOLA

Prima di chiudere abbiamo chiesto a Luciano un piatto da dedicare al Palermo calcio. Beh, per me il Palermo è sole, è passione. Se dovessi dedicargli un piatto penserei a quello che ho realizzato a base di spatola e tenerumi. Ma se, come spero, a fine anno sarà promozione… a quel punto sarà un menù integralmente addakuosa, dall’antipasto al dolce!