Buon compleanno Rosario

Un "face to face" a fine partita tra Rosario Pergolizzi e Benvenuto Caminiti

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Quando si dice che il calcio – più precisamente la partita – è la metafora della vita non si fa sterile esercizio di retorica ma si dice la pura e semplice verità. Ieri ho aspettato che finisse la consueta conferenza stampa di fine partita per scambiare face to face due parole con te, Rosario, che eri stato bersagliato tutta la settimana da critiche feroci per il cosiddetto (pomposamente) Affair Rizzo Pinna.

Pergolizzi

Eri stanco ma felice, avevi tenuto testa ad un’orda (nel senso buono del termine, cioè di ressa vociante) di giornalisti e risposto, senza veli né sottintesi, a tutte le domande, anche alle più peregrine. Ti si leggeva negli occhi l’orgoglio di guidare la squadra della tua città e di farlo sempre con coraggio ed umiltà, insieme.

Sono più di sessant’anni che mi succede e temo mi succederà sempre, finché campo: se mi trovo davanti ad un mio giocatore e/o allenatore, il cuore comincia a battere forte. Insomma, il buon Rosario, occhi azzurri spalancati a ridosso dei miei, e io che non sapevo che dirgli: “Come va, Rosario?”. Lui ha risposto dando uno sguardo di sguincio alle stampelle che lo tenevano in piedi. Poi ha sorriso e io sono… partito in quarta: “Fregatene delle critiche e dei verdetti sommari e continua a lavorare sodo perché per te parlano i risultati!”.

Lui si è schermito, come aveva fatto a lungo durante la conferenza, dando i meriti della sesta vittoria su sei partite “ai miei ragazzi, che si applicano con tenacia, umiltà e determinazione, Dandomi ogni volta la conferma che insieme stiamo facendo un ottimo lavoro!”.

“Eppure c’è gente che ti critica severamente: “Con lo squadrone che la società gli ha messo a disposizione – dicono – dovrebbe spazzar via gli avversari come moscerini…”.
“Insomma – ho scherzato io, ridacchiando – a certi sapientoni da tastiera non basta vincere sei partite su sei se poi prendi regolarmente gol in casa… Insomma, caro Rosario, questo è il destino di ogni allenatore, pur se vincente come hai fin qui dimostrato tu!”.
E lui, stavolta sorridendo amaramente, ha commentato: “E vuoi che non lo sappia? So pure che alcuni dicano che son qui perché raccomandato e non perché me lo meriti!”
E… e qui si lascia sfuggire una smorfia di disgusto.

C’è un istante – che sembra un’eternità – di silenzio tra noi, solo uno scambio di sguardi eloquenti: sembra che lui si aspetti da me “quella” domanda e, siccome io non la faccio, si libera lui del rospo e vibratamente dichiara: “L’ho voluto io al Palermo e basterebbe questo per capire che se agisco in un certo modo lo faccio a fin di bene: suo e della squadra… Ma la gente capisce solo quel che vuol capire…”.

Si finisce, com’era scontato, a parlare dell’”Affair Rizzo Pinna”, un cenno appena ma significativo, al punto che per un istante Rosario molla una stampella e agita un braccio. Come a voler spazzare via quell’unica traccia di smog che offusca l’aria libera e gioconda dell’ennesima (la sesta di fila) vittoria del Palermo. Poi, sempre tenendo a distanza la stampella, allunga la destra per una vigorosa stretta di mano: “Grazie della stima, spero di meritarmela sempre!”.

Sì, stima ma anche rispetto. Rispetto e stima per l’allenatore che ha regalato al Palermo l’unico vero grande trofeo della sua ultracentenaria storia: lo scudetto Primavera del 2011. E che, insieme a un gruppo di ragazzi mai visti né sentiti prima (tranne un paio di eccezioni), mi ha regalato un’esperienza assolutamente inedita, pur dopo sessant’anni e passa di tifo rosanero: quella di guardarmi la partita e non rodermi il fegato né sentirmi scoppiare il cuore di paura. Qualcosa di così strano da sembrarmi irreale, quasi… contro natura, perché per me tifo è quel mix di gioia e di strazio che rende il calcio, ancora e nonostante tutto, lo sport più bello, amato-odiato, del mondo. E finisco con un sorriso, che si prende tutta la faccia, quello col quale porgo a Rosario gli auguri per i suoi 51 anni di oggi.

1 commento

  1. Senza parole, come sempre mi lasci, e con il sorriso di un bambino che si emoziona davanti al suo giocattolo appena regalatogli, grazie maestro!

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