Arcidiocesi Palermo, è polemica: “Negozi aperti e chiese chiuse, perché?”

L'AFFONDO DI DON CARMELO TORCIVIA

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Dopo parrucchieri e ristoratori, ecco la polemica della chiesa. La Sicilia aggiunge, quindi, un’altra categoria alla lista degli scontenti dopo il discorso di Giuseppe Conte sul prossimo DPCM che entrerà in vigore dal 4 maggio 2020. Ma questa volta è il mondo ecclesiastico a scendere sul terreno fertile della polemica. L’Arcidiocesi Palermo, attraverso le parole di Don Carmelo Torcivia, si chiede perché diversi negozi potranno aprire al pubblico mentre le chiese dovranno ancora rimanere svuotate dei propri fedeli. Un altro fronte aperto spolverato dalla scontentezza, ormai non più latente, portato dal Coronavirus.

Arcidiocesi Palermo

ARCIDIOCESI PALERMO: LE PAROLE DI DON CARMELO TORCIVIA

Il Coronavirus ha cambiato radicalmente anche le abitudini, vecchie di secoli, della chiesa. I fedeli, per evitare il contagio, non possono recarsi ad assistere alle funzioni che, nel migliore dei casi, vengono trasmesse con dirette streaming oppure in televisione. Il disagio, per gli ecclesiastici, è davvero enorme ed il DPCM che entrerà in vigore il 4 maggio non ha migliorato la situazione. Don Carmelo Torcivia, su Adnkronos, si è espresso sull’attuale stato della chiesa:

“Non siamo dei negletti, perché un negozio può aprire e la chiesa no? Anche noi siamo capaci di sanificare un ambiente. I tempi sono maturi per riaprire le Chiese. Sappiamo perfettamente che nulla potrà essere come prima. Andranno rispettate le distanze di sicurezza. Ad esempio, tra una panca e l’altra serve più spazio. Avremmo bisogno di allargare l’attuale distanza e all’interno di una panca non ci può essere una persona a stretto contatto con un’altra. Ci sono poi problematiche tecniche come la sanificazione. Faccio un esempio: la domenica ci sono più messe l’una di seguito all’altra, ma non potrà più essere così. Perché bisogna sanificare l’ambiente. Emergono, dunque, problemi importanti per chi gestisce la chiesa. Ma sappiamo quello a cui andiamo incontro”.

Continua la polemica: “Dobbiamo tenere presente le regole incontestabili che dobbiamo seguire tutti. Perché, mi chiedo, l’unico aspetto negletto deve restare quello religioso? Non siamo mica bambini? Sappiamo che se prima in una grande chiesa entravano fino a 500 persone ne potranno entrare solo 200. I fedeli capiranno, ne sono certo. Magari ci sarà qualche messa in più, altri fedeli preferiscono restare a casa. Ma non possiamo aspettare un vaccino o che riapra tutto per fare riaprire le chiese in Italia”.

Idee per le messe: “Il segno della pace ovviamente è escluso – dice – non ci sarà l’acqua nell’acquasantiera. E per quanto riguarda la comunione, verrà data nella mano e non più nella bocca, ma queste sono regole che già abbiamo attuato prima ancora del lockdown“.

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