Le “pugnalate” a Pergolizzi: alla ricerca di Bruto

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Nemo propheta in patria. Ora come allora mai frase fu più azzeccata. Il riferimento a tinte rosanero è evidentemente lui, Rosario Pergolizzi; l’uomo che ha la colpa di aver traghettato un Palermo ai primi vagiti dal dilettantismo della serie D ai (solo sulla carta) professionisti. Allo stesso tempo è l’uomo che non vedrà mai la serie C sulla panchina rosanero. Ma chi è stato il Bruto che ha metaforicamente pugnalato Rosario “Cesare” Pergolizzi

Pergolizzi e Giulio Cesare

Forse la sua carta di identità. Perchè si sa, un palermitano a Palermo deve dimostrare sempre il 150%. Come quando giocava “Murawski che è fortissimo” e subentrava quello “scarsone di Fiordilino”. Ah se solo si potesse pubblicare l’elenco di quelli che “guarda che Trajkovski è un nazionale, La Gumina un picciuteddu”…

Forse i tifosi. Tutti amanti del calcio champagne e grandi conoscitori della dinamica rotondolatrica del pallone. Chissenefrega se siamo in serie D: da mister Pergolizzi si pretendono tagli, sovrapposizioni, diagonali, raddoppi, incroci e tiki-taca. Se poi in squadra ci fosse anche qualcuno in grado di piazzare ogni tanto tunnel, sombreri e rabone saremmo ancora più contenti. Che poi sono gli stessi che dicevano di voler lasciare la D subito e con qualsiasi mezzo (purchè lecito, ovviamente). Per coerenza.

pergolizzi

Forse i giornalisti. Sia quelli che attaccavano Pergolizzi anche se si vinceva 6 a 0 sia quelli che non lo criticavano neanche dopo un pareggio scandaloso contro il San Tommaso. 

Forse i giocatori. Troppo forti per la categoria, talmente forti da lasciare il sospetto che questa squadra avrebbe fatto bene anche col pilota automatico. 

Forse il cambio Kraja-Langella, rigorosamente tra il 60° ed il 65° minuto, o la new entry Felici-Silipo. Chissà.

Forse sè stesso, Rosario “Cesare” Pergolizzi ed il suo integralismo. La sua incapacità di ascoltare umori e rumori della piazza rifugiandosi in una permalosità propria di colui il quale si sente intoccabile.

Forse la società. Quella società che gli ha sempre fatto da scudo difendendolo a spada tratta anche nei momenti più delicati della stagione. Anche per questo risulta molto stridente questa separazione, questo dirsi addio da “c’eravamo tanto amati“. E poco importa chi abbia lasciato chi: un divorzio lascia sempre delle ampie cicatrici dalla faticosissima rimarginazione.

Nemo propheta in patria, è vero. Ma la storia, però, non si può cambiare. Piaccia o non piaccia Pergolizzi sarà per sempre il primo allenatore vincente del Palermo della nuova era. Anzi, Hera! 

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