Serie B, C e “C2”, i tormenti di Gravina per un calcio “prof” con 60 club

L' ultima idea di riassetto dei campionati minori proposta da Gabriele Gravina capo della FIGC pare lacunosa e a tratti utopica già fin dalle sue prime battute

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Gravina a parte, cominciamo dalla fine. Il Palermo per la lega dilettanti è asceso alla serie C. Una serie C che il prossimo consiglio di FIGC ratificherà rendendolo ufficiale alla prima riunione del mese di  giugno prossimo.

I PROBLEMI DEL CALCIO ITALICO

Gabriele Gravina, attuale “capo” del calcio italico già in attesa di veder concludersi nel migliore dei modi il campionato di A, di B, la coppa Italia – trovando le date utili nel post pandemia da covid 19 – deve anche far concludere la serie C che come le categorie maggiori non vuole vedere cristallizzata. Anche in serie C promossi e bocciati vanno decisi sul campo, in modo ordinario.  Detto questo è recente la notizia per cui tornando sulla questione riforma campionati minori, Gabriele Gravina, dipinto “perplesso e incupito come Lurch” (foto copertina) stia pensando ad un format diverso da quello di cui si è tanto discusso nelle ultime settimane. Resta confermata l’intenzione di ridurre da 100 a 60 il numero dei club professionistici. Cambierebbe però il modo.

L’ULTIMA IDEA DI GRAVINA E’ QUESTA

Non si tratterebbe più di creare una B con 40 club divisi in due gironi. Con la A sempre a 20 squadre e una C in 2 gironi con 40 club totali esattamente valutabile come l’attuale D, ossia calcio dilettante. Gravina adesso parla di 60 squadre divise in 3 categorie dello stesso numero di 20 partecipanti. Venti per la serie A, venti per la serie B e 20 per la serie C secondo il criterio di un girone unico.

A nostro parere però la proposta continua a fare poco i conti con la realtà e la sua possibilità di realizzare concretamente l’idea e diciamo anche perchè. Una serie C a girone unico, appare difficile e utopica da realizzare. Per quanto appaia probabile che tra serie C e D molte squadre spariranno perché non hanno retto al conseguente dissesto finanziario dovuto allo stop per coronavirus. Il colpo di grazia ad un sistema  con già da tempo molte realtà calcistiche più che boccheggianti, da solo non basta a dare la soluzione alla terza categoria stringendo in sole 20 club la batteria di partecipanti. 

IL TEMPO NON E’ ALLEATO DEL CAMBIAMENTO IMMEDIATO

Una variabile che di certo congiura contro la proposta di Gravina per esempio è il tempo. Il tempo per realizzare questa opzione. Con quali criteri, si anderebbe in C e tra i dilettanti? Un club di C che non è retrocesso sul campo, che in C ha la sua dimensione ideale perchè dovrebbe accettarlo?  Appare di difficile esecuzione questo progetto di Gravina, perché solo 20 squadre in serie C per chiudere il cerchio del calcio professionistico restano comunque poche. Immaginiamo infiniti reclami delle escluse, cause e processi a mai finire. Ma anche se così non fosse,  e pur credendo che una C a girone unico sarebbe quasi a tutti gli effetti una B2 quindi con un innalzamento del livello tecnico e competitivo che gioverebbe a tutto il movimento professionistico, crediamo che troppe squadre anche con una certa tradizione resterebbero fuori.

TROPPI INTERROGATIVI PER UN’APPLICAZIONE A BREVE

E’ un discorso generale, il Palermo ne siamo certi non potrebbe mai essere escluso ma altre realtà che hanno visto anche la A potrebbero.  Troppi interrogativi e poco tempo per le soluzioni. In che modo si sceglierebbero le 20? 7 del nord, 7 del sud 6 dal centro italia? Troppe escluse, troppo iniquo.  Servirà comunque  creare un girone centro nord e uno centro sud.  Due gironi di 20 club, che esprimano senza play off due promosse dirette per girone e amen.

In conclusione a meno di una terza soluzione, a oggi ignota, alternativa alle due oggetto di analisi, non si vede come di colpo ed in modo equo si possano tagliare 40 club del calcio professionistico. Nulla di strano però che in questo contesto cosi mutevole e indeciso ci siano altre marce indietro verso il format a 40 squadre di B in due gironi. In tale contesto quanto scritto sarebbe subito annullato e torneremmo a fare di nuovo ragionamenti carichi di preoccupazione per i colori rosa nero. Ipotizziamo però sommessamente che alla fine per il campionato 2020/21, le cose resteranno come sono ed in questo modo il ritrovato professionismo del Palermo non dovrebbe correre rischi.