Buon compleanno a Fabrizio Miccoli, angelo e demone di Palermo

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Fabrizio Miccoli, ti odiamo! Ti odiamo perché sarebbe stato fantastico poter festeggiare ogni tuo compleanno semplicemente come quello del migliore calciatore in assoluto in maglia rosanero. Purtroppo, però, ci sono frasi e gesti che rappresentano macchie difficili da eliminare. Frasi talmente sporche che ad un palermitano dall’attività neuronale mediamente funzionante non possono non fare venire il voltastomaco. Fatti incresciosi sui quali già due gradi di giudizio hanno sentenziato la tua colpevolezza, sebbene la giustizia continui a fare il suo corso. 

Fabrizio Miccoli, la mano sul cuore coincide con il logo del Palermo.

Dal divano o dal seggiolino dello stadio, nessuno più di te ci ha fatto saltare come grilli! Ben ottantuno volte hai messo a dura prova le nostre corde vocali per gridare “gol” dopo una tua giocata; mille altre ancora ci hai fatto spellare le mani dopo un tunnel, una rabona, un sombrero, un tacco, un assist: perle incastonate in una collana di ricordi dal sapore dolce come il miele. Ciononostante, caro Fabrizio Miccoli, i festeggiamenti in tuo onore non possono essere, come dire, “sbracati”, non ci saranno fuochi d’artificio o “Miccoli’s day”. Per questo ti odiamo.

Ma soprattutto ti odiamo perchè ti abbiamo amato tanto ed in verità continuiamo a farlo! Ecco, vedi, se certe fissarìe le avessero fatte gente come Aguirregaray, Bertolo, Eros o Marco Pisano… beh, non saremmo qui neanche a discuterne. Ma tu, Fabrizio Miccoli, non sei stato un giocatore del Palermo, tu per molti anni sei stato Palermo! Con i suoi pregi ed i suoi difetti. Incarnavi la bellezza sfavillante del liberty e la bruttezza invereconda della tripla fila di Corso Olivuzza (o Camillo Finocchiaro Aprile che dir si voglia).

Ti odiamo Fabrizio Miccoli. Ma soffiale forte queste quarantuno candeline. Soffiale forte come quando hai piegato le mani a Kalac in un Palermo-Milan vinto last-second. Un soffio a parabola, proprio come quell’arcobaleno che Manninger ha visto finire dentro la sua porta a Torino quando difendeva i pali della Juventus. E a chi ti guarda digli di non cantare la banale e scontata “tanti auguri a te”. Cantino,semmai, “Fabrizio Miccoli la la la, uh, Fabrizio Miccoli la la la la la la!”. Auguri campione, angelo e demone di questa città, buon compleanno.

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