Il Palermo, l’empasse di luglio e l’obbligo di scelte oculate

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Il senso di appartenenza è stato sin da subito il sentimento prevalente della giovane società rosanero. Il Palermo è dei suoi tifosi, ha sempre detto Dario Mirri, che peraltro tifoso lo era e tale è rimasto. E’ forse l’unico presidente di una società di calcio, in Italia, che assiste alle gare casalinghe dal suo posto di abbonato dalla tribuna Monte Pellegrino.

DAL FOOTBALL CLUB AL… BIANCAZZURRO

Proprio in virtù del sentimento sono orientate alcune recenti scelte. Innanzitutto il nome da dare alla società professionistica, con la decisione di tornare alla vecchia denominazione F. C. che, ci sembra, sia stata orientata verso una soluzione molto gradita ai tifosi. Non che con quella denominazione si sia vinto chissà che, ma indubbiamente ha significato un ricucire un cordone ombelicale con il passato, dando al contempo un segnale di continuità con lo stesso, come anche un volersi distaccare dalla precedente società di zampariniana memoria.

Fermo restando che i colori sociali e la prima maglia sono e resteranno rosanero ci ha stupito la scelta della terza casacca ufficiale. La prima maglia del Palermo ad inizio secolo era bianco azzurra e tale sarà la terza divisa che sarà indossata in pochissime circostanze. Supponiamo che una di queste sarà in concomitanza con l’inaugurazione del museo rosanero prevista per il prossimo novembre. Curiosità ci suscita la reazione del tifo allo scendere in campo dei propri beniamini in campo con indosso l’inusuale colore sperando che il campo sia il Renzo Barbera.

UNA SERIE C D’INFERNO

La questione gare casalinghe ha infatti tenuto banco per tutto il mese, siamo certi che la soluzione sarà trovata e auspichiamo che lo stadio possa tornare a riempirsi presto. Il passato però non deve condizionare null’altro che quanto elencato. Il prossimo girone C della terza serie nazionale ha tutta l’aria di somigliare ad una serie B, con la differenza che ad essere promossa sarà soltanto una squadra anziché tre. La presenza di rivali storici come Bari, Catania, Avellino e Catanzaro oltre alle deluse dell’ultima stagione impone uno sforzo economico e gestionale che consenta sin da subito di essere competitivi.

Il Bari, come il Catania o l’Avellino, “aspettano” i rosanero in una C che “sembra” Serie B

I “NODI” TECNICO E MERCATO

La vicenda Covid con il conseguente slittamento delle date di chiusura dei campionati ha sicuramente complicato le scelte di Sagramola e Castagnini. C’è da sciogliere il nodo allenatore, e la scelta del timoniere deve essere oculata ed orientata verso un profilo che sappia condurre la barca palermitana anche in presenza delle prime onde anomale. Navigare nell’agitato mare della serie C necessita di buoni marinai. I giocatori confermati dalla scorsa stagione sono la migliore espressione dello scorso campionato e costituiscono un buon mix di esperienza e giovani promesse ma dovranno essere graditi al nuovo tecnico. L’organico necessita inoltre di buoni elementi di categoria e qui il lavoro del management si fa più complicato.

In giro ci sono sicuramente calciatori di nome svincolati ma se non hanno ottenuto i rinnovi contrattuali qualche motivo ci deve essere. Se provengono da stagioni incolore crediamo sia meglio virare altrove. Se invece il mancato rinnovo dipende dalle loro pretese economiche allora sarà bene che la società faccia bene i suoi conti. Insomma i panni dei dirigenti rosanero non sono certamente facili da indossare in questo periodo. Prepariamoci ad un agosto caldo, e non soltanto meteorologicamente parlando, perché di voci ne sentiremo tante cosi come tante volte i tifosi si esalteranno o rimarranno delusi.

Castagnini

GLI OCULATI RAGIONAMENTI

Ancora una volta ci affidiamo all’esperienza del direttore sportivo e dell’amministratore delegato sicuri che i ritorni al passato siano limitati alle operazioni di facciata effettuate, e che il futuro sia presto lontano dall’inferno calcistico che ci aspetta. Necessitano decisioni ponderate e condivise che siano frutto di oculati ragionamenti senza lasciare che le cose siano lasciate alla casualità. Gli ignavi, coloro i quali non prendono decisioni e posizioni, non furono inclusi neanche all’inferno da Dante che al colloquiare con Virgilio ricevette in risposta “non ragioniam di loro ma guarda e passa”.