Dal 2009 ad oggi: dal sogno all’incubo

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Zamparini

AGOSTO 2009

Nella foto di 10 anni fa, al ritiro in Trentino del Palermo di Zenga, prima e Delio Rossi, poi.
Siamo ancora in tempo di pace e Zamparini è ancora un presidente degno di tal nome.
E, come suole ad ogni fine-ritiro, invita noi della stampa a una bicchierata, per i saluti di congedo.
L’atmosfera è bella e accattivante; il presidente sprizza energia da tutti i pori, distribuisce pacche sulle spalle ai colleghi “anziani” e apostrofa i più giovani con battute al vetriolo che però lui assicura essere solo saggi consigli del buon pater familias ai propri figli. A me, a sorpresa (questa è la prima volta che ci troviamo faccia a faccia) riserva invece un abbraccio caloroso mentre il faccione gli si apre in un sorriso “simil-fratello”: “Solo noi due, che abbiamo l’età giusta – mi spiffera ad un orecchio come si trattasse di un segreto inviolabile – siamo all’altezza di capire cos’è diventato il calcio oggi!”.
E da lì, solo e sempre allegria, lazzi e frizzi: un’altra storia, un’altra vita, un altro Palermo.
Insomma, nell’istante della foto, viviamo in un’altra realtà tutti noi, giornalisti, tecnici, dirigenti e tifosi. Stiamo vivendo un sogno iniziato sette anni prima, che ci ha fatto scoprire e toccar con mano realtà del calcio fino ad allora solo immaginate e vagheggiate.
Eppure ricordo bene, che in quell’aria frizzante dell’alto Trentino, ogni tanto, mentre lui, il presidente parla, anzi conciona di calcio con la prosopopea con cui un astronomo discetta di stelle e pianeti, io avverto nella pelle, come un’eco lontana eppur fastidiosa, una sensazione di finto, di farlocco, preparato giusto al fine di gabbare non solo noi addetti ai lavori ma il mondo rosanero in toto.
E siccome l’istinto è la forza motrice di ogni uomo, quel quid che ti fa capire “prima” le cose che agli altri sfuggono, io non trascorsi una buona notte, quell’ultima del ritiro rosanero dell’agosto del 2009.
Ne parlai, al risveglio, con Angelo Morello, amico, collega ma soprattutto “fratello maggiore” per quel che concerne la saggezza e il senso pratico delle cose, che mi confermò che una certa inquietudine aveva sfiorato anche lui: “Ne vedremo delle belle ancora ma non so fino a quando…”.

OTTOBRE 2019

E oggi, 19 ottobre 2019, all’indomani della dichiarazione del fallimento del Palermo (di “quel” Palermo) le sensazioni di quell’ultimo giorno di ritiro si sono rivelate come il segnale d’inizio di quella che, di lì a poco, sarebbe diventata un’inarrestabile caduta. Una sequenza di fatti e misfatti che hanno trasformato una società di calcio modello, qual era stato il Palermo fino ad allora, in un’accozzaglia di pensieri e parole, inganni e mistificazioni capaci di far diventare melma quello che prima era stata una bellissima spiaggia fatta per amare ed essere amata.
Zamparini come dottor Jekill e mister Hyde, prima creatore di sogni mai sognati per quanto erano belli e poi distruttore implacabile degli stessi, spazzati via a tradimento e senza un briciolo di pentimento.
Tante malversazioni, materiali e morali, che, lentamente ma inesorabilmente, hanno ridotto il “popolo rosanero”, da sempre fiero e orgoglioso della bandiera amata, in una congerie di gruppi, l’un contro l’altro armati, che per rabbia e disperazione anzi che concentrarsi sul tifo durante la partita, hanno abbandonato lo Stadio e cercato altre strade in cerca di quel sogno che solo il tifo per la squadra del cuore può realizzare.
Dalla notte dell’ ”Olimpico” del 2011 quella di Zamparini è stata tutta una corsa all’incontrario di quella che era stata fino al 2009: prima verso il SOGNO, poi un precipizio dentro un incubo, che ci affligge da otto anni.
E ieri la fine, scritta a caratteri di sangue, da una sentenza spietata quanto giusta: FALLIMENTO, ovvero morte civile di un marchio, di una storia, di un sentimento, di un sogno.
Eppure, proprio nel momento della fine, così come il sole dopo il tramonto, il Palermo risorge, e il merito va al palermitanissimo Dario Mirri, al siculo-americano Di Piazza, a Rinaldo Sagramola , al diesse Castagnini ed infine a mister Rosario Pergolizzi: insieme stanno ricostruendo dalle fondamenta quello era stato spazzato via e, soprattutto, hanno restituito all’immenso impagabile “popolo rosanero” il SOGNO che, all’indomani della mancata iscrizione al campionato di serie B, credeva di aver perduto per sempre.