Il primo colpo d’occhio, eccolo: lo striscione esposto ad inizio partita dagli oltre mille tifosi licatesi, giunti per il derby Palermo-Licata e sistemati nell’ampio spazio riservato ai supporters ospiti: “Rispetto per chi ha fatto la storia della Sicilia intera: Licata saluta il Barbera”.
Sono appena sbucato dagli scaloni che portano in tribuna e lo scenario che mi sta davanti mi riscalda il cuore: ventimila spettatori per un derby di serie D e, dritto davanti agli occhi, il messaggio dei tifosi del Licata.
A sinistra, in Curva Nord inferiore, un altro striscione campeggia e non è meno emozionante: “Portaci via da questa categoria”.
Siamo in serie D o questo è solo un sogno?
Chi me l’avrebbe detto solo due mesi fa che la cancellazione del Palermo prima, e la sua rinascita poi, cominciando dalla quarta serie, mi avrebbero regalato emozioni come questa che rinsaldano il senso di appartenenza e l’inesausta passione per la bandiera, i colori, la squadra? Non ci avrei mai creduto, anche se trentatré anni fa passammo una sventura simile, finendo fuori anche allora dai quadri del calcio nazionale e ricominciando, dopo un anno di quarantena, dalla serie C2.
Eppure è successo perché la partita di calcio, metafora della vita, ti concede sempre un’altra chance, anche dopo la caduta peggiore: tu ti rialzi e riprendi a giocare. E tutto torna come prima.
Così è stato anche stavolta: siamo caduti in basso che più in basso non si può, tutto sembrava perduto, titolo cancellato e Palermo spazzato via come un moscerino. Tutto finito? Così sembrava solo due mesi fa, perché così stavano le cose: niente play off, niente serie B, niente serie C, niente più calcio a Palermo.
Sì, tutto, tranne l’onore. E se resta l’onore si può comunque sempre ricominciare. Ed è quello che hanno pensato e fatto Mirri e Di Piazza, prima e poi, Sagramola, Castagnini e mister Pergolizzi. E, voilà: il Palermo, sia pure in serie D, esiste di nuovo. E siccome la partita di calcio rispecchia valori e principi della vita sempre e dovunque, in serie D come in serie A, ecco che il popolo rosanero è tornato a sognare, a riempire di passione lo stadio e farlo tornare quella torcida di tifo che per storia, cultura e tradizione non teme confronti.
Un derby di serie D bello sotto ogni profilo, tecno-tattico ed agonistico; due squadre che si sono fronteggiate a viso aperto, un gioco frizzante e spettacolare. E la vittoria finale del più forte tra i due contendenti, com’è giusto che accada nello sport e nella vita.
Con un finale all’arma bianca del Licata di mister Campanella, che la partita se l’è giocata con baldanza e senza timori reverenziali, passando addirittura in vantaggio per poi subire prima il pareggio di Felici e poi il gol del sorpasso di capitan Santana, il migliore dei ventisette giocatori in campo, subentrati compresi.
Una domenica diversa, una festa dello sport (anzi, dello Sport, con la esse maiuscola), nella quale vincitori e vinti sono stati accomunati dall’ovazione del meraviglioso pubblico del Barbera.