Mario Alberto Santana quando ci lasciò per passare alla Fiorentina, tredici anni fa, era “solo” un gran bell’attaccante esterno: estroso, discontinuo e geniale, ma anche abulico e distratto. Giostrava sulla fascia, ora destra ora sinistra, scattava, dribblava, crossava. Raramente stringeva centro area per tentare il gol. Più un incursore che un finalizzatore. Nel complesso, molto caro ai tifosi rosanero, specie quelli della Curva, che per un gesto raffinato e geniale dimenticano di colpo gli erroracci di un istante prima. Così che quando la Fiorentina se lo prese non ci furono lacrime di coccodrillo perché quel che per la maglia doveva fare Mario Alberto lo aveva già fatto.
PALERMO – ROMA NELLA MEMORIA
Specialmente una sua volata irresistibile lungo la fascia destra, in una serata da tregenda, acqua, vento e freddo, col campo ridotto una melma e la fatica che grava sulle gambe come piombo. Palermo-Roma, ultimi minuti di partita: c’è un contrattacco rosanero che parte da un lancio verso l’out di destra, la palla schizza un po’ sul fango, sembra irraggiungibile… E lo sarebbe per chiunque ma non per uno scattista in giornata di grande spolvero com’era quella sera Mario Alberto Santana. Che l’arpiona un istante prima che varchi la linea del fallo laterale. Per tenerla in campo è costretto ad allungarla forse un po’ troppo… e ora sembra davvero perduta. E lo è, ma solo per l’avversario che lo controlla, non certo per lui che, in piena corsa, produce il cosiddetto cambio di velocità per filare veloce come il vento verso la rete avversaria… Sembra un’aquila che spalanca le ali e prende sontuosa il volo verso le cime sue predilette.
Non c’è altro nella retina della mia memoria, di quella volata portentosa di Santana, ma è rimasto, impresso, nelle pareti delle mie orecchie l’urlo della folla della “Favorita” (allora si chiamava ancora così) per il gol della vittoria. La premessa era d’obbligo per “presentarvi” il Santana di oggi, tredici anni dopo, un po’ più ispido, un po’ più incurvato su se stesso e i suoi ricordi. Almeno così mi è sembrato nel giorno del suo ritorno ai lidi rosanero. L’occhio sempre vigile, il sorriso sempre arguto, le parole sempre sincere: “Sono qui per dare una mano, ho tre anni di esperienza alla Pro Patria e so che significhi vincere in serie D!”.
CAPRICORNI
Trentotto anni il 23 dicembre prossimo, capricorno della prima decade, ovvero estroso e geniale ma, insieme, pigro e indolente, a seconda di come si sveglia mattina. Non sono un astrologo ma sono… un capricorno anch’io. Santana esordisce a Marsala e si vede subito che la condizione atletica è precaria, ma si capisce anche che di partita in partita non potrà che migliorare… E infatti, è così.
LEADER
Due tre partite dopo è diventato il leader della squadra, tanto che Pergolizzi, che certe cose le aspira come l’ape il nettare dei fiori, lo promuove capitano in vece di Martinelli. E Santana sembra spiccare il volo… non quello di tredici anni fa con la Roma, ma un qualcosa che resta, anche dopo. Santana risolve le due ultime partite da attaccante puro: la prima a Biancavilla, quando si insinua negli spazi e brucia il portiere avversario in uscita con un secco diagonale. E l’ultima, domenica scorsa, su lancio verticale di Lancini, che è una palla difficile, che spiove dall’alto: lui la addomestica col sinistro, la lascia ballonzolare davanti e col destro con un pallonetto beffa Ingrassia in disperata uscita volante.
Che meraviglia!
Santana non ha più lo scatto rapinoso di tredici anni fa, né la sua velocità missilistica e forse nemmeno la potenza muscolare d’allora, ma ha quel qualcosa in più e di diverso che per il campionato che disputa è quel quid che risolve i problemi e fa vincere le partite.
Ai più sembrava un azzardo riprenderselo ora che ha quasi trentotto anni ma non a Rosario Pergolizzi, che non ha avuto esitazioni: “Uno come lui serve sempre!”.
E Santana lo sta ripagando, giocando praticamente a tutto campo come mai in carriera: ora esterno, come un tempo, ora mezzala, ora rifinitore. Come il buon vino, Santana invecchiando migliora, magari non nello scatto, nella potenza, nella velocità ma sicuramente nella duttilità, che lo vede giostrare ora sulla fascia, ora sulla tre quarti, ora a due passi dal gol… Tredici anni fa, Santana era “solo” un gran bell’attaccante esterno, ed aveva vent’anni o poco più ma oggi, che, ne ha quasi trentotto, è diventato l’anima e il cuore di una squadra e di un’intera tifoseria. Che non aspettava altro per tirarsi fuori dalle ceneri di una stagione fatta solo di amarezze e delusioni indicibili.