Sì, è vero, fatte le debite proporzioni il Palermo di Pergolizzi in D è come il Barcellona nella Liga o la Juventus nella serie A. Squadre costruite per primeggiare punto e basta. Fuoriserie talmente superiori agli avversari da suscitare, in tanti tra i tifosi la più classica delle considerazioni: “Anche mia nonna sarebbe un allenatore vincente avendo a disposizione quell’organico lì!”. Poi però, smarcandosi dai luoghi comuni e dai discorsi da bar, ci si rende conto quanto ameno, superficiale, ingiusto e privo di fondamento possa essere un pensiero del genere.
IL RINGHIO DEI SOCIAL
Ogni riferimento è puramente causale. O quasi, dal momento che, ormai dall’inizio della stagione, a doversi accollare un serrato bombardamento in tal senso è Rosario Pergolizzi. L’uomo scelto dalla nuova proprietà per tirare fuori dalle secche della quarta serie il Palermo. Ed è da quel ginepraio dei social che, puntualmente, escono fuori commenti dal seguente tenore: “Avrei preferito Bucaro, anche lui palermitano, certamente più adatto per la categoria, visto che l’ha vinta lo scorso anno alla guida dell’Avellino”. O ancora: “Di Gaetano, quello sì che avrebbe fatto vedere un buon calcio. Peccato”. Per non parlare dell’inquietante: “Pergolizzi non sa gestire lo spogliatoio, prima o poi verrà fuori qualche mal di pancia”.
QUANDO NON BASTA TRAVESTIRSI DA SUPERMAN
Tutto ciò nonostante le otto vittorie consecutive dall’inizio del campionato ottenute grazie a un gioco che, anche quando non al top, risulta bastevole per portare a casa i tre punti. Pioggia di consensi dagli addetti ai lavori. Lettura in corso delle gare impeccabile, e sagacia tattica nella gestione delle sostituzioni. Insomma, concretezza assoluta per il 51enne palermitano, abile nel conferire una precisa fisionomia alla squadra nonostante lo scarso tempo avuto a disposizione. Un mix che non è bastato a conquistare la totalità dei consensi.
UN TRICOLORE IN BIANCO E NERO
E se Il “Nemo propheta in patria” dei latini potrebbe servire a svelare l’arcano, nel caso dell’ex difensore di Brescia, Bologna, Ascoli ma anche Napoli ai tempi di Maradona, il discorso non regge. Perchè quello scudetto di categoria, conquistato nella stagione 2008/2009 alla guida della Primavera del Palermo, altro non è stato che un piccolo grande miracolo calcistico, celebrato sì ma forse non tanto quanto avrebbe meritato. Basterebbe questo per scolpire nel cuore di ogni singolo tifoso rosanero il nome di Pergolizzi, alla stessa stregua di quanto avvenuto per Tanino Vasari.
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