Una volta c’era Carlo Lancini, classe 1944, oggi, cinquant’anni dopo, c’è Edoardo, classe 1994. Entrambi della provincia di Brescia, di Travagliato, il primo, di Chiari, ad una decina di chilometri di distanza, l’altro. Mediano incontrista il primo, centrale difensivo, il secondo: entrambi forti e rocciosi, poche parole e molti fatti.
Ricordo bene Carlo perché era un taciturno, difficilissimo strappargli un’intervista. Si chiudeva a riccio e rispondeva a monosillabi. In partita, però, lo si vedeva lottare come un leone, imprecare ad ogni palla persa, correre a perdifiato da un capo all’altro del campo. Non ricordo nessun gol fatto, ma ne ricordo molti salvati da lui, con quelle entrate a gambe unite che oggi farebbero scattare il cartellino rosso ma che allora, nel calcio
maschio e vigoroso di quegli anni sessanta-settanta, erano ordinaria amministrazione.
IL SALUTO DI CARLO
Mi ha lasciato un gran bel ricordo quel Carlo Lancini di Travagliato, in provincia di Brescia, che onorò la maglia rosanero per ben sei stagioni (dal ’66 al ’72) per poi passare al Bologna. Ricordo il suo saluto prima di lasciare Palermo e una certa qual commozione sfiorare il suo volto da duro. Di Edoardo, invece, so poco o nulla ma mi basta sapere che, sia pure per pochi messi, lo ebbe in squadra Eugenio Corini, che me ne ha parlato con accenti positivi: “Un buon difensore con buona tecnica e molti margini di miglioramento”.
So anche quello che ho visto in queste prime partite di campionato, sempre schierato da mister Pergolizzi, mai sostituito, attento e determinato in ogni frangente di gioco, capace pure di incursioni nell’area avversaria nel corso dei cosiddetti tiri liberi. So anche che ha già segnato due gol, l’ultimo ieri, quello della vittoria a Nola. Insomma, devo conoscerlo come persona – e ci sarà tempo – ma intanto mi conforta poter contare su un centrale forte, sia nella testa che con i piedi.
PERGOLIZZI
Nella corsa inarrestabile del Palermo verso la promozione in serie A (la strada è ancora lunghissima ma l’abbrivio – nove partite, nove vittorie – è strepitoso) sento alcune voci, non molte ma comunque troppe, che lamentano “il gioco poco spettacolare dei rosanero” e “indicano mister Pergolizzi come allenatore scarso, difensivista, intempestivo nei cambi e – perfino, udite udite! – incapace di capire la psicologia dei suoi ragazzi. Vedasi la gestione del caso Rizzo-Pinna, sparito dalla prima squadra, al punto da non essere quasi mai convocato.
STERILI POLEMICHE
E io mi chiedo: se, scarso com’è Pergolizzi siamo i primi in classifica con otto punti di vantaggio sulla seconda (Biancavilla), se era bravo anziché primi saremmo primissimi, anziché ventisette punti, ne avremmo il doppio? NO. E dunque non si può che definire sterili le polemiche sul gioco del Palermo e sulle “tare” del suo allenatore.
Purtroppo, però, so bene che queste mie sacrosante osservazioni verranno censurate dai
sopraddetti sapientoni che tutto sanno di calcio e poco di vita vissuta e di uomini… Sapeste quanti “scienziati del pallone” abbiamo a Palermo! Sapeste quanti allenatori infallibili circolano per le strade, straduzze, vicoli e vicoletti cittadini . Ditegli “cornuto” a un palermitano se volete che vi salti al collo: mai neanche sfiorare l’onore del maschio panormita. E tuttavia se gli date dell’incompetente e, più precisamente, gli urlate: “Tu non capisci niente di calcio”, quello prima vi manda a quel paese e poi vi toglie anche il saluto.
Insomma, toccategli tutto al palermitano ma non la sua forse unica certezza: quella di sapere di calcio al punto da dar lezioni di calcio anche all’allenatore. Si chiami Pergolizzi o Conte o Sarri o ‘vattelappesca’: se allena il suo Palermo, quello non capisce niente, non sa fare i cambi; se perde la partita è sempre e solo colpa sua; se, viceversa, la vince. “E pi fuorza, co squatruni chi avi!…”.