Boscaglia: lo “Schumacher” con l’utilitaria, e quell’amalgama tra passato e presente

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Ipotizziamo che siano stati commessi degli errori di gestione e costruzione della rosa del Palermo ad inizio stagione. Anzi diamolo per certo, vista l’ammissione di colpe da parte del massimo dirigente della società rosanero. Ipotizziamo anche che le conseguenze di questi errori siano al contempo le cause della consegna chiavi in mano a Boscaglia di una vettura da provare, da rodare, a cui far fare più giri del normale per ritrovarsi in pista a competere ad alti livelli. Tuttavia, dopo un intero girone più un gran premio del successivo, la macchina Palermo dimostra di avere ancora il motore ingolfato, nonostante i vari tagliandi durante la stagione.

Inoltre, a fronte di una vettura assemblata in modo non eccelso, la società aveva presentato il pilota come il vero fuoriclasse, lo “Schumacher” che con la sua bravura e il suo stile di guida avrebbe dovuto condurre la scuderia a competere a buoni livelli. L’allenatore, inoltre, è stato incaricato della guida tecnica della squadra anche per fare esprimere al meglio in Formula 3 elementi almeno da Formula 2. Perché sembra che, seppur possa apparire un paradosso, ci voglia più abilità a sapersi misurarsi con categorie inferiori piuttosto che superiori.

MA IL CALCIO NON E’ LA FORMULA 1

C’è un particolare rilevante però, che ci obbliga ad uscire forzatamente dalla metafora automobilistica. Nelle corse, infatti, l’abilità del pilota è quella di confrontare la propria abilità con quella dei pari-ruolo. E curva dopo curva, chi arriva più volte a podio durante la stagione alla fine avrà avuto la meglio nella classifica a punti. Nel calcio invece, dove in campo scendono i giocatori, il lavoro dell’allenatore è in gran parte di preparazione. A partita in corso, se le cose non vanno bene, il pilota di una squadra di calcio può tentare “una sterzata” con i cambi, e alle volte può andare anche bene. Ma di norma le partite di calcio si vincono “prima di giocarle”.

convocati boscaglia

Da un allenatore esperto come Boscaglia, in questa circostanza, ci si sarebbe aspettato un “capolavoro di semplicità”. Per fare diventare squadra un insieme di elementi messi insieme in breve tempo, uniti ad alcuni riconfermati dalla scorsa stagione, non si poteva prescindere innanzitutto dalle caratteristiche specifiche dei giocatori. La sua bravura sarebbe dovuta consistere nel comprendere come il materiale tecnico a disposizione potesse rendere al meglio in campo.

Tuttavia, dopo aver dato per buono che le prime partite della stagione si siano sostituite alle amichevoli non effettuate nel precampionato, adesso, che il tempo dei test è ampiamente terminato, il nostro pilota sembra annaspare in un mare di incertezze.

Il suo “qui non si fanno esperimenti” di inizio stagione si scontra con il dato lampante di un Palermo che ha giocato sempre con una formazione differente partita dopo partita, covid o no, e con un assetto tattico non ben definito. Inoltre diversi giocatori vengono schierati fuori dal ruolo abituale, per sopperire ad un evidente scarso indice di gradimento nei confronti di altri.

L’UTILIZZO DEI “VECCHI”

Sembrerebbe di andare troppo a ritroso col tempo se citiamo l’1 marzo 2020, ma così non è se consideriamo che in quella data si è giocata l‘ultima partita del Palermo in serie D, campionato poi interrotto a causa della pandemia e vinto di diritto dai rosanero con sette distanze dal Savoia. Quel giorno la compagine di Pergolizzi vinse 4-0 con tripletta di Floriano, adesso riconfermato ma ai margini del progetto Boscaglia.

Inoltre, nella difesa a 4 il terzino destro era Doda, anche lui riconfermato in questa stagione ma a cui si preferisce Accardi, che terzino di ruolo non è, in assenza dell’infortunato Almici. Al centro della difesa vi erano Lancini e Peretti, entrambi arruolati anche in questa stagione ma non ritenuti all’altezza di giocare dal primo minuto nell’ultimo match casalingo contro il Teramo. Al loro posto Boscaglia ha optato per Palazzi, che però è stato preso come centrocampista centrale. Naturale dunque che si sia dovuto ricorrere all’acquisto di un altro uomo a metà campo, De Rose, visto che l’ex Monza è considerato dal tecnico un difensore e che anche Martin, presente in quel Palermo-Nola e protagonista della stagione del palermo in D, fa parte della lunga lista dei riconfermati per motivi a questo punto inspiegabili.

Gli unici sempre presenti in quel Palermo e in questo sono Pelagotti e Crivello, anche se quest’ultimo ha casualmente giocato l’ultima partita in D da terzino sinistro, ruolo in cui adesso Boscaglia lo impiega stabilmente. Solo tre partite in fascia e ben 18 da centrale,infatti, lo scrorso anno per quello che è di fatto il capitano dei rosa, onoreficienza che spetterebbe di diritto ad un altro “desaparecido”, per dirlo nella sua lingua, Mario Alberto Santana, divenuto più una mascotte che un calciatore, seppur lui si definisca ancora tale.

ALLA RICERCA DEL FAMOSO “AMALGAMA”

Per carità, in questo mondo tutti si arrogano il diritto di sentenziare sulle scelte degli allenatori. Oltretutto non ci sono controprove che dicano che Pergolizzi o chiunque altro possa essere in grado di fare meglio di Boscaglia. Il quale, per tanti motivi, rimarrà al timone. Ma rimane il fatto che, se alla base del lavoro di un allenatore vi è già uno stravolgimento o un’incomprensione del ruolo in squadra dei “vecchi”, diviene molto più complicato creare con i nuovi il cosiddetto “amalgama”, che purtroppo non si può acquistare, come sosteneva lo storico presidente etneo Massimino, ma si deve costruire sul campo.


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