Morto Lanfranco Barbanti, ex tecnico della Primavera rosanero

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Si è spento all’età 82 anni Lanfranco Barbanti, noto allenatore dei più importanti settori giovanili d’Italia. Le sue esperienze più rilevanti avvennero nella panchina di Roma, Napoli e Cagliari. La sua carriera è legata anche alla storia del Palermo calcio, avendo allenato la Primavera rosanero nel biennio 1993-1995.

Barbanti fu capace anche di scoprire giovani talenti che si sarebbero poi affermati nel mondo del calcio, su tutti Fabio Liverani. L’attuale tecnico del Lecce ha voluto dedicargli un messaggio pubblicato sul suo profilo Instagram. “Oggi per me è stato un giorno triste nella mia vita. Ho perso un padre e una madre, con te ho perso un secondo padre – scrive Liverani -. Per il calcio sei stato il primo e il più importante per tutto quello che sono riuscito a fare. Mi ha insegnato il rispetto, l’umiltà e la passione per questo sport. Riposa in pace vicino ai miei genitori”.

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1 commento

  1. Non è così facile dire buongiorno questa mattina, di fronte ad una notizia terribile.

    Prima di tutto – una persona perbene. Come ce ne sono tante: padri di famiglia che hanno passato la vita a lavorare, con onestà, fierezza e sempre con la schiena dritta. Senza mai nemmeno l’indugio di piegarla. Padri di famiglia italiani che fanno dell’onestà e del lavoro la loro Bibbia e del rigore la loro quotidianità.
    Lavoratori che orgogliosamente danno il meglio di sé per onorare il proprio operato.

    Uomini che hanno sogni, valori, ideali e che per quelli combattono senza mai perdere la speranza. Senza mai perdere il senso di un progetto.

    Persone che non vengono celebrate come meriterebbero. Non vanno in tv. Non diventano parte di libri di storia ma che, pure, sono la storia perché diventano modelli, educatori, punti di riferimento per generazioni di giovani che nel loro nome saranno altrettanto onesti, altrettanto idealisti, altrettanto perbene.

    Lanfranco Barbanti è stato negli ultimi anni di presenza nel calcio, direttore sportivo della società in cui muoveva i suoi primi passi da giovane adulto mio figlio Giovanni, ma è stato soprattutto dopo che aveva abbandonato il calcio, insieme alla sua compagna, un ottimo amico della mia Famiglia, con cui abbiamo trascorso anche le sue ultime vacanze estive.

    Ed era diventato per me come un secondo padre anche per me. Ci univa l’amore e la stima e la passione del vivere. Ci univa la passione per il calcio, di cui parlavamo per ore; ci univa persino la sua fede calcistica, seppure paradossalmente opposta alla mia.

    A me, è stato donato il privilegio delle parole. E con quelle io provo a dire un addio che non sia tale ma sia promessa di non dimenticare. Di non lasciare che la morte, quella terrena, abbia il sopravvento.

    Oggi, in memoria di una persona perbene, Lanfranco Barbanti, io rendo omaggio a tutti coloro che rendono migliore la nostra società senza nemmeno un titolo di prima pagina, con l’umiltà rivoluzionaria dei sognatori. Quelli, però, con le maniche rimboccate, sempre.

    E lo saluto, come avrebbe voluto, con gli occhi che guardano lontano.

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