Sagramola-Castagnini: in due si vince

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Nove partite, nove vittorie, miglior attacco e migliore difesa della serie D: il Palermo vola e nessun avversario sembra in grado di fermarlo. Una macchina da guerra, un solo gol subito in trasferta, dove Pergolizzi lo schiera con un pizzico di prudenza, com’è necessario non tanto per la caratura dell’avversario quanto per la “ospitalità” dei tifosi di casa, che si caricano a mille per fargli la festa. Una macchina da guerra che solo al “Barbera” riesce a risplendere perché solo al “Barbera” il Palermo trova le condizioni ideali per esprimersi al meglio: innanzitutto, gli spalti che grondano tifo e passione da serie A e poi il terreno di gioco “regolare”, mentre altrove deve giostrare su terreni o spelacchiati, o levigati perché in erba sintetica. E – peggio ancora – stretti e corti, così da facilitare la difesa ad oltranza nell’area piccola della squadra più debole.

Sagramola Castagnini Palermo

Eppure solo due mesi fa il Palermo non c’era più; ne erano rimaste le ceneri e tanti,
tantissimi occhi per piangere: quelli dei tifosi, annichiliti dalla incredibile sequenza di
nefandezze consumate dai tanti “personaggi” arrivati per salvare il Palermo, buoni ultimi,
gli ineffabili fratelli Tuttolomondo, per poi mangiarselo vivo. Dopo di loro, il diluvio…
Fuor di metafora, dopo i Tuttolomondo e i loro roboanti proclami, è arrivata la bufera,
peggio, un vero terremoto forza mille che in un colpo solo ha spazzato via centodiciannove
anni di storia. E c’è voluta, poi, tutta la passione del duo Mirri-Di Piazza per “ripensare” al “NUOVO PALERMO; tirarlo fuori dalle ceneri e rimetterlo in carreggiata, ripartendo non da zero ma da sottozero: la serie D. Che non è un campionato di calcio “regolare” perché si gioca in “ambienti” anomali, con strutture anomale, campi di gioco anomali, spalti e quant’altro, anomali.

E intanto il tempo scorreva e bisognava metter su una squadra qualsivoglia per affrontare
un campionato diverso in una “dimensione” diversa, perché mai praticata prima. Ci hanno pensato – e gliene abbiamo dato atto troppo poco – Castagnini e Sagramola, che di corsa e tuttavia senza affanni ma ponderando bene ogni mossa, ogni scelta, hanno “accucchiato in una “mesata” circa quel fior di squadra che una domenica ogni due ammiriamo stupefatti al “Barbera” atterrare l’avversario di turno, offrendo, sia pure a sprazzi (le partite si giocano in due e se uno dei due non dà il suo contributo…) un avvincente gioco d’attacco. Così che, in casa dove si può giocare a calcio, i gol fioccano e le vittorie rosanero sono sempre spettacolari. E io oggi sono qui per dare a Cesare quel che è di Cesare, ovvero riconoscere al duo Castagnini-Sagramola i meriti che gli spettano: aver scelto presto e bene la migliore
squadra possibile per disputare un campionato difficile e insidioso, perché “diverso”, come
la serie D.

Viva Sagramola, dunque e viva Castagnini: l’uno e l’altro stanno bene insieme da una vita,
professionalmente e non solo. Nel Brescia di recente hanno lasciato il segno valorizzando
giovani calciatori come Martinelli e Lancini (tanto per citarne due) che poi hanno convinto
ad accettare Palermo e la serie D. Merito loro, il ritorno di Santana, che, all’ombra del Pellegrino, sembra rifiorito come tredici anni fa, quando ci deliziava con o suoi dribbling e le sue folate lungo la fascia. E l’ingaggio di un regista impeccabile, stile e classe insieme, come il francese Malaury Martin? Senza parlare, infine, delle meraviglie compiute da entrambi per assemblare alla squadra- tipo gli under giusti per comporre, insieme, lo squadrone che oggi delizia i tifosi rosanero, restituendo loro la voglia di andare allo stadio per tifare, finalmente a fronte alta e col cuore gonfio di gioia, la squadra della propria città.