Palermo, quei venti minuti da “Filippilandia”

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Si racconta che dopo i primi venti minuti di Palermo – Campobasso i centralini di moltissimi studi oculistici stessero scoppiando. Molti tifosi rosanero, infatti, vedendo la squadra di Filippi versione Zemanlandia temevano di aver sviluppato chissà quale problema alla vista. Chi, invece, stava vedendo la partita fra amici pare abbia contattato neurologi luminari della materia per raccontar loro di avere avuto un’allucinazione collettiva. Ovviamente, sentiti i sintomi, i medici non hanno esitato a prescrivere cure pesantissime.

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Filippi, tecnico del Palermo

LA REALTÀ CHE SUPERA LA FANTASIA

Invece era tutto vero. Il Palermo stava disputando una partita stratosferica in cui c’era tutto il capitolo che nel manuale del calcio è rubricato alla voce “fase offensiva”. C’erano raddoppi, tagli, pressing asfissiante, verticalizzazioni, gol e tanta qualità nelle giocate dei singoli. In pratica una squadra che appena tre giorni prima aveva balbettato come uno studente impreparato al cospetto del modesto Monterosi Tuscia all’improvviso sembrava di colpo diventata il Barcelona di Pep Guardiola. 

DA ZEMANLANDIA A FILIPPILANDIA

Troppo bello per essere vero. È bastato, infatti, qualche refolo di vento perchè la squadra di Filippi tornasse ad incespicare rischiando di gettare all’aria quanto di buono costruito. A vittoria arrivata, però, è il momento non solo di vedere il bicchiere mezzo pieno, ma di incoraggiare squadra e tecnico ad alzare ancora di più l’asticella. È vero, l’idea di gioco del tecnico di Partinico è spregiudicata, a tratti spavalda, e forse il Palermo non ha gli uomini migliori per proteggersi in caso di palla scoperta. Però meglio vincere 6 a 5 che pareggiare per 0 a 0. “Lapalissianamente”, direbbe il grande Lino Banfi.

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