Palermo, altro che conferme! Con la Turris è debacle. I campani segnano 3 gol e sbagliano 2 rigori

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Se il Palermo cercava conferme, dopo la vittoria casalinga sul Foggia, contro la Turris arriva una doccia fredda. Freddissima. Che, se vogliamo, è anch’essa una conferma. Del mal di trasferta che affligge la squadra di Filippi, senza che l’allenatore abbia trovato un vaccino. Un tre a zero che poteva anche essere più ampio, perché i campani hanno sprecato due rigori, si sono visti annullare tre reti per fuorigioco e hanno creato pericoli su pericoli per la porta di Pelagotti, incolpevole sulle marcature dei biancorossi e, anzi, protagonista nel primo rigore, parato a Giannone e di una parata sulla prima conclusione di Santaniello che, poi è stato bravo a ribadire a rete per il vantaggio dei padroni di casa.

La sconfitta ridimensiona i rosanero e le loro ambizioni. Bari e Catanzaro, oltre alla Turris, continuano a fare punti su punti e ora la testa della classifica è lontana dieci punti, dopo sole nove giornate. Ma discutere di testa della classifica è ormai ridicolo. Filippi ripropone la stessa formazione che ha battuto il Foggia con la sola differenza di Lancini al centro della difesa al posto di Marconi infortunato, ma è un’assenza che si sente, perché la retroguardia rosanero sbanda ogni volta che la Turris si presenta in area; è l’11° quando Lancini e Giron, che sembrano in vantaggio sul pallone, in attesa dell’uscita di Pelagotti, si fanno gabbare da Franco che manda di poco a lato.

Il Palermo parte bene, tutto sommato. Al 5° Fella impegna il portiere Perina, al 20° su cross dello stesso Fella che recupera un pallone destinato al fondo, Doda si vede respingere sula linea un bel colpo di testa. Ma i rosanero sono come la brina notturna che si scioglie al primo sole e la loro partita dura soltanto mezz’ora. Poi si sveglia la Turris che, prima grazia il Palermo, quando Giannone si fa parare un rigore concesso per un fallo di Lancini sul Santaniello, innescato dallo stesso Giannone. Poi, trova la rete con Santaniello che salta solissimo a pochi passi dalla linea di porta su un cross di Franco, il migliore in campo.

Il Palermo non riesce a reagire, la Turris con le sue folate offensive, mette perennemente in difficoltà i rosanero che non riescono a trovare le giuste distanze, viaggiano a velocità ridotta rispetto agli avversari e, di fatto, non creano più occasioni. A fine primo tempo arriva il raddoppio. Leonetti è pescato al limite dell’area, si infila tra Perrotta e Lancini e spiazza Pelagotti. Di fatto, la partita finisce qui.

Nella ripresa, Filippi prova a rivitalizzare la sua squadra imbottendola di punte e mezze punte. Entrano via via Soleri, a far coppia davanti con Brunori, Silipo e Dall’Oglio per provare a innescare le due punte che, poi, diventano tre quando entra pure Corona. Ma non c’è niente da fare: il Palermo è come uno scrittore in crisi di creatività; pure se lo metti dentro una cartiera, i fogli restano bianchi. E i rosanero collezionano calci d’angolo, ma di pericoli per Perina non ne arrivano. Anzi, è la Turris che ogni volta che riesce a verticalizzare in velocità sfiora il gol. Franco è un’ira di dio, serve assist e si crea l’occasione del rigore, quando è abbattuto sul lato corto dell’area di rigore da Doda. Purtroppo per lui, come il diavolo, anche Franco fa le pentole, ma non i coperchi e dal dischetto calcia alto, senza mettere il punto esclamativo sulla sua partita.

Poco male, per la Turris perché ormai in pieno recupero è Pavone a firmare il 3-0 con una gran rovesciata, dopo un batti e ribatti nell’area del Palermo sulle conclusioni di Longo, pescato libero tra i difensori rosanero. Pelagotti può soltanto guardare la palla finire alle sue spalle, immobile come lo è stato tutto il Palermo per almeno due terzi di partita. Quello che i rosanero creano in casa, lo distruggono lontano dal Barbera. Una spiegazione ci deve essere e aspettiamo che giocatori e tecnico ce la forniscano. Se siano, cioè, limiti di carattere tecnico, tattico o caratteriale. In ogni caso, è certo che condannano il Palermo a un campionato di mediocrità.


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