Baldini-Castagnini, i motivi dell’addio: “Non ci sentivamo parte del progetto”

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Intervenuti in conferenza stampa, presso l’hotel Casena dei Colli, Silvio Baldini e Renzo Castagnini hanno illustrato alla stampa e ai tifosi i motivi del loro doloroso addio.

Sento di non essere parte del progetto della società, per questo mi dimetto – ha dichiarato Silvio Baldini -. Le condizioni attuali non permettono di poter portare la squadra in Serie A. Ringrazio tutti per l’impegno profuso e per le emozioni che ho vissuto. L’anno scorso abbiamo vinto non perché eravamo i più forti ma perché avevamo il gruppo più forte. Ci siamo meritati la promozione con i risultati. Il gruppo ora non c’è più. Non posso aspettare di giocare cinque/sei partite, fare brutta figura ed essere cacciato. Ora lascio il posto ad altri. Posso solo ringraziare il Palermo”.

Il gruppo non c’è più per una serie di motivi – ha spiegato l’ex allenatore rosanero -. Alcuni giocatori pensavano di prendere un ingaggio migliore, altri che hanno aspettato giorni a casa prima di rinnovare, una serie di collaboratori non sono felici. Tutte queste cose hanno rotto il gruppo, prima non si faceva così. Io però non voglio accusare il Palermo, è cambiata la proprietà e il modo di lavorare. Già dieci giorni fa mi volevo dimettere”.

“Per andare in Serie A bisognava ricreare questo gruppo e ci voleva del tempo – ha proseguito il tecnico -. Ma se non vinci ti mandano a casa. So come sarebbe andata a finire, ho una certa età e ho scelto di andarmene per il bene del Palermo. Il City Group ci ha dato la possibilità di lavorare in un certo modo ma Castagnini non mi trasmetteva più la fiducia per portare i rosa in Serie A: combatteva con tanti problemi, mi portava le sue amarezze. Non avevo più lo stesso entusiasmo ed entrambi non eravamo più gli stessi. Non volevamo prendere calci nel culo e avere il conto in banca pieno, abbiamo lasciato così hanno il tempo di lavorare”.

“Il gruppo dell’anno scorso poteva andare in Serie A – sottolinea Baldini -. Potevo riuscirci ma girava troppo malumore. Tra la dignità e i soldi, io scelgo la dignità. Non ho niente contro il Palermo o contro la dirigenza. Ho capito che il mio modo di essere non si concilia con il modus operandi del City Group”.

Mirri e Gardini hanno fatto di tutto per convincerci a rimanere – il racconto dei fatti accaduti ieri, 27 luglio -. Io non mi sono sentito al centro del progetto. Non prendo per il culo la gente di Palermo, mi considero un figlio del popolo. Volevo andare in Serie A, non me ne frega niente, perché mi devo rimangiare quello che ho detto? Vivo di emozioni. Volevo giocatori funzionali per creare lo stesso entusiasmo dell’anno scorso e portare i tifosi allo stadio”.

Su Giron e Dall’Oglio: “Avevano un’opportunità e non potevano rinunciare visti i contratti importanti che gli hanno fatto.”

Sarò sempre tifoso del Palermo – afferma il tecnico toscano nella sua conferenza di addio -. Andrò in curva e metterò la sciarpa rosanero. Non era un questione di calciomercato ma di fiducia; ero circondato dal malcontento, da parte di tutti. Il gruppo non c’era e nel calcio non c’è tempo. L’anno scorso ero al centro del progetto, per questo ce l’ho fatta. I giocatori avranno sempre il mio affetto. Io per loro non sono stato un allenatore, sono stato L’allenatore .

L’amichevole con il Pisa:È stata una cartina di tornasole, quattro gol dopo mezzora non li prendiamo nemmeno con la Primavera. Lì la mia Patrona (Santa Rosalia, ndr) mi ha fatto aprire gli occhi e ho capito i problemi parlando con i ragazzi. È giusto che il Palermo provi a creare una squadra forte senza di me”.

CASTAGNINI: “BALDINI NON HA MAI AVUTO CONTATTI CON IL CITY, IO…”

“Sapete tutti perché e come siamo rimasti – ha affermato l’ex ds rosanero Renzo Castagnini -. Baldini è rimasto per i grandi risultati che ha fatto, per l’amore della gente. La città era felice che Baldini proseguisse, lui si è esposto per me ma noi non ci sentivamo al centro del progetto. Ci abbiamo provato. Non siamo riusciti a fare un determinato tipo di lavoro, abbiamo perso il gruppo e tutta quella forza che ci ha portato lo scorso anno a ottenere quel grandissimo risultato. Quando ci siamo accorti di questo abbiamo deciso”.

Il mister non ha mai avuto rapporti diretti con il City Club, per questo non si sentiva al centro del progetto – ha evidenziato Castagnini -. Zavagno è leale, è una brava persona, l’ultima decisione la prendevo sempre io. Il mercato l’abbiamo fatto assieme, ma il nostro addio non è una questione di calciomercato. Noi abbiamo lavorato l’anno scorso su alcune emozioni che non siamo riusciti più a dare ai giocatori. Niente contro il City o contro Zavagno.  Non si possono aspettare tutti quei giorni per rinnovare i contratti, ma è colpa nostra. Io mi assumo le responsabilità. La squadra di quest’anno non ha lo stesso ardore di quella dello scorso anno”.

Al presidente ho detto che si era creata una situazione che noi facevamo fatica a sistemare – ha proseguito l’ex direttore sportivo rosanero -. Non c’entra niente il City, loro hanno un modo di lavorare migliore del nostro e porteranno il Palermo in Serie A di sicuro. Solo che non eravamo compatibili. La società era sempre stata al corrente della situazione. I giocatori ora sanno che c’è un’altra proprietà e cambiano gli obiettivi, prima era o quello o quello. 

Sono arrivato a Palermo il 5 agosto 2019 e abbiamo costruito la squadra sulle scale della Damir – ha ricordato inoltre Castagnini -. Non mi sono mai tirato indietro, anche nei dilettanti. Andar via da Palermo per me è un peso incredibile. Ho dato tutto e non l’ho fatto per soldi. Non va dimenticato chi ha creato questa società e mi riferisco a Sagramola, anche se nessuno lo cita più”.