Lo stadio di San Siro, nel pomeriggio di ieri, 1 ottobre, ha ospitato Inter-Roma, l’ennesima grande partite disputata alla “Scala del calcio”. Non una come le altre, però, e non per il risultato finale, non per il momento negativo dell’Inter, e nemmeno per la rivalità con il Milan, che avrebbe poi vinto la sua partita in serata. A rendere memorabile, invece, una “semplice” partita di serie A, è il fatto che è stata la prima che si è giocata lì, in quello stadio, dopo il 27 settembre 2022, una data apparentemente insignificante ma che un domani potrebbe dire tanto, tutto, di ciò che era e che non è più.
Ebbene sì, lo stadio di San Siro, il più grande d’Italia, imponente a tal punto da assumere il soprannome di “Tempio”, o da essere accostato al principale teatro d’opera di Milano, presto potrebbe non esserci più. È questa la volontà di Milan e Inter, ufficialmente manifestata attraverso un progetto reso pubblico pochi giorni fa, su cui però le due società lavorano da tempo. Sarà il “dibattito pubblico”, che si concluderà il 18 novembre, a dire l’ultima parola sulla fattibilità di un’operazione legata alla costruzione di un nuovo impianto che, quando sarà pronto, darà il via alla demolizione di San Siro.
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MA SAN SIRO SE LA RIDE…
Ed è così che Inter-Roma, dunque, potrebbe non essere stata solo una partita, ma attualità con dentro già un pizzico di storia, presente con annesso il passato, inizio di una malinconia che contrasta con lo spietato nuovo, inumano business legato al gioco più bello del mondo. Ma il vecchietto San Siro intanto è lì, che se la ride pensando ai tempi che furono: Rivera e Mazzola, il Milan degli olandesi, l’Inter dei tedeschi, Ronaldo, Sheva, Kakà, Ibra. Derby e grandi match, ma anche concerti ed eventi “da San Siro”, conditi sempre e comunque da una presenza di pubblico unica ed inimitabile.
San Siro ride, pur sapendo che dopo cento anni dalla sua inaugurazione, avvenuta nel settembre 1926, con ogni probabilità, non ci sarà più. E la risata più grossa se la fa al pensiero che ai tifosi milanisti non va proprio giù che in realtà il suo nome, da 42 anni a questa parte, sia “Giuseppe Meazza”. Chissà cosa penserebbe ora il primo bomber che deliziò a suon di gol la platea di San Siro, segnando l’inizio di un’era, di una rivalità storica, e di un maestoso impianto che l’anno successivo alla sua scomparsa ha proseguito la sua gloria nel suo nome. Ma è proprio rivolgendosi a lui che San Siro si fa per un attimo serio ed esclama: “Caro Peppino, anch’io me ne sto per andare, ma rido perché so che quelli come noi non invecchieranno e non moriranno mai”.
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