Signore e signori una domanda: da questo palco di forzato ed illusorio ottimismo, intriso di populismo e fiducia incondizionata sul Palermo e la società, solo perché è locale, finalmente ora si può scendere o no? Ci svegliamo? O attendiamo prima l’ufficialità di un sorpasso?
UN BRUSCO RISVEGLIO MA NON PER TUTTI
Da dove iniziare? Dal fatto che siamo in D, che calcisticamente di fatto ancora quasi non esistiamo? E quindi felici di cosa dovremmo essere? Magari di esserci liberati di Zamparini e i suoi lerci magheggi, seppur a questo amarissimo prezzo? Meglio in D ma con un presidente tifoso, dicono? Parliamo di questo INSENSATO palermitan pride, a tutti i costi, che se privo di reale dimostrazione di forza, scalda come un cerino in Groenlandia? Parliamo di una proprietà che dice “noi possiamo arrivare fin qui” poi chissà. Una dichiarazione che per quanto onesta, sdogana poca forza, delimita tantissimo il potenziale di chi vorrebbe sognare rilanci e rivincite.
NON SI VIVE DI HASHTAG E SLOGAN
Per quale motivo anche prima della situazione attuale si doveva essere entusiasti e pieni di fiducia? Perché siamo in mano a dei palermitani? Perché #siamo aquile? Scusate il sarcasmo, ma da quando tutto questo è una garanzia di grandi risultati? Chi resta scettico era forse ingiusto o troppo esigente solo perché anche prima di questo momento non vedeva affatto nei comportamenti troppo misurati in serie D, una realtà che potesse portarci lontano? Perché vedeva già una proprietà che in serie D fa troppi calcoli e ragionamenti su come e se intervenire sul mercato, su ogni scelta. Questi sono tutta una serie di aspetti che urtano e hanno dato fastidio ad un numero crescente di tifosi da ben prima di adesso. Sono stati colti da tempo ma taciuti, per iniziale benevolenza. Ma ora si iniziano a palesare, anche se è da poco tempo che trovano il terreno più congeniale per esplodere.
IL CAMPO INTANTO DECIDE OGNI COSA
La cronaca del campo, a conferma di preoccupazioni che, offesi e additati, abbiamo palesato con un grande anticipo sul resto dell’ambiente, anche giornalistico, intanto ci dice che da 12 punti di vantaggio si è passati a 3 sul Savoia. In soli due mesi o poco più. La fatica che fa il Palermo in casa ormai è palese, e due rigori sbagliati in un reparto offensivo, che fatica da matti, non sono sfiga, sono anche prova di limiti tecnici e caratteriali. Sono una sentenza e un obbligo a fare ben altro che vedere come sostituire Mario Santana. Lo vogliamo gridare con forza o dobbiamo ancora fare gli ottimisti, dando fiducia ad un gruppo e ad un tecnico in chiara difficoltà e ad una società più brava a far salotto e public relation che a cogliere le criticità della squadra? Non importa se sbagli 300 gol fatti, 15 rigori, se meriti la vittoria, se il portiere avversario è il migliore in campo, contano i fatti. Conta segnare, conta vincere. Così come sta continuando a fare il Savoia.
SERVONO ACQUISTI IMPORTANTI
Indipendentemente da presunta sfortuna o occasioni sprecate, il Palermo in avanti è troppo sterile da troppe partite. Ricciardo e Sforzini per motivi diversi non possono bastare. Ficarrotta non dà garanzie e Felici da solo non può trascinare tutto e tutti. Siamo ben lontani dall’essere a posto ed il Savoia ormai ci sta stanando. La squadra ha bisogno di interventi importanti, la società adesso è chiamata a dimostrare la sua forza. Basta esitare. Si intervenga con forza sul mercato e, se è il caso (a noi sembra di sì), su qualche assetto interno. Se si vuole la C non si deve badare a spese, basta chiacchiere, celebrazioni, serate di gala e pacche sulle spalle. Il tempo dei selfie e dei vuoti slogan finisca qui. Si corra ai ripari, la pazienza si può chiedere in B o in A, non in serie D. In D servono solo fatti. Se Siamo aquile, se è così, è adesso il momento di dimostrarlo.